| Catania
La vertenza La Sicilia finisce in Senato, il Pd: «Intervenga Meloni»
La vertenza La Sicilia è finita in Parlamento con una interrogazione di un nutrito gruppo di senatori del Pd che hanno chiesto al presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro del lavoro e delle politiche quali iniziative il Governo “intenda intraprendere, tempestivamente, al fine di favorire l’apertura del tavolo di confronto, più volte richiesto dalle associazioni sindacali per risolvere la grave crisi che sta colpendo il quotidiano “La Sicilia”, recando un notevole danno al sistema informativo della regione siciliana e dell’intero Paese, oltre a mettere in condizioni di gravi difficoltà e preoccupazione tutti i giornalisti, amministrativi, poligrafici e collaboratori che lavorano per il quotidiano”.
L’atto ispettivo è firmato dai senatori Antonio Nicita, Annamaria Furlan, Vincenzo Rando, Cecilia D’Elia, Francesco Verducci, Alessandro Alfieri, Lorenzo Basso, Susanna Camusso, Andrea Giorgis, Simona Malpezzi, Nicola Irto, Tatiana Rojc, Filippo Sensi, Valeria Valente, Walter Verini e Ulenia Zambito.
Nell’interogazione si fa notare come “il quotidiano “La Sicilia” rappresenta uno dei più autorevoli organi di informazione della regione siciliana, che, nel corso dei suoi 78 anni di attività, ha saputo raccontare con articoli, reportage, inchieste, approfondimenti la storia della terra di Sicilia, con i suoi drammi, in particolare quelli legati alle stragi mafiose, e con le sue straordinarie peculiarità.
Una voce, come l’ha definita il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, otto anni fa, in occasione del settantesimo anniversario del quotidiano “che guarda alle attese di forze vive della società, al lavoro per l’innovazione e il progresso, energie che non rinunciano all’esercizio della critica, impegnate nell’affermazione del principio di legalità in un contesto spesso difficile” e si rileva come “il quotidiano vive da anni una crisi di notevole entità che suscita forti e legittime preoccupazioni da parte di tutto l’organico redazionale. Per restare alle ultimissime vicende, nei mesi di maggio e giugno e luglio, non risultano pagati gli stipendi a giornalisti, amministrativi, poligrafici, per un totale di 54 dipendenti, oltre ai collaboratori, già da più di un anno pagati in modo intermittente e non integralmente”.
I senatori hanno anche sottolineato che “a fronte delle ripetute richieste di incontro con l’editore da parte di Assostampa Sicilia e della segreteria provinciale di Catania, oltre che della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), la società Domenico Sanfilippo Editore, editrice del quotidiano, sta dimostrando un atteggiamento di totale chiusura, rifiutando l’apertura di un tavolo di confronto, più volte richiesto da tutte le associazioni sindacali, territoriali e nazionale” che “la società editrice, ha disatteso anche l’impegno al pagamento degli stipendi di maggio entro il 30 giugno, quando, proprio nell’ambito di quell’impegno, sottoscritto dallo stesso editore, ai giornalisti è stata aumentata la CIG, passando, dal 20 per cento al 34 per cento”, che “da nove anni, compreso il 2022 che ha registrato otto prepensionamenti e due esodi incentivati, oltre a numerose fuoriuscite di giornalisti e giornaliste che hanno determinato un aumento dei carichi di lavoro per tutta la redazione, l’azienda ha decurtato gli stipendi dei giornalisti tra il 20 per cento e il 40 per cento, eseguendo, poi, ulteriori tagli sull’attività giornalistica. Fra cassa integrazione e solidarietà, i lavoratori hanno visto sulle proprie buste paga un calo vertiginoso delle rispettive retribuzioni” e che “allo stato, a preoccupare è la totale mancanza di un piano industriale in grado di definire una riorganizzazione aziendale sostenibile finalizzata ad affrontare le nuove sfide che riguardano il settore editoriale, dalla transizione al digitale alla trasformazione dei processi e delle attività delle redazioni, a partire però dalla qualificata forza lavoro presente in azienda.
Contrariamente, l’editore continua, tuttora, a prospettare tagli e decurtazioni senza avanzare, come detto, un reale piano di rilancio e di ammodernamento del quotidiano”.
Nei giorni scorsi anche il deputato Federico Fornaro (Pd) aveva presentato una interrogazione alla premier e alla ministra del Lavoro sul “caso La Sicilia”, ovvero sulla crisi che attanaglia il giornale, la cui proprietà non ha ancora pagato gli stipendi.