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Chiude l’agenzia fotografica Studio Camera, scompare un altro pezzo dell’informazione di qualità in Sicilia

Chiude l’agenzia fotografica Studio Camera, scompare un altro pezzo dell’informazione di qualità in Sicilia

Michele Naccari Franco LanninoLa chiusura annunciata di Studio Camera, agenzia fotografica palermitana fondata trent’anni fa dal giornalista Franco Lannino insieme a Michele Naccari, è un altro preoccupante segnale che Assostampa considera in tutta la sua gravità, per gli aspetti occupazionali e delle garanzie professionali.

Crisi dell’editoria e qualità dell’informazione. La velocità con cui sistemi e mezzi di comunicazione di massa in tutto il mondo si evolvono e mutano è sempre più alta, definendo un panorama dove è ineluttabilmente destinato a sopravvivere, distinguendosi dal “rumore di fondo”, solo il prodotto migliore.
Ma la tendenza degli editori nostrani di reagire ai conti in rosso continua a essere quella di non investire nella qualità. Piuttosto, con perfetto autolesionismo, si mira solo ad amputare gli organici delle redazioni e diminuire i costi, esternalizzando la realizzazione di contenuti verso forme di lavoro autonomo sottopagato, chiedendo a redattori e collaboratori massicci flussi di contenuti multimediali (articoli comprensivi di video e foto) da inserire freneticamente nei sistemi editoriali con sempre maggiori, massacranti carichi di lavoro al desk.

La contrazione indiscriminata dei costi delle risorse professionali può essere un fenomeno momentaneo in una idea imprenditoriale sana, non certamente la strategia permanente per perseguire stabilità, crescita e sviluppo. In stretta coerenza, l’Associazione Siciliana della stampa intende dare la massima visibilità alla vicenda di Studio Camera, un altro pezzo importante della storia dell’informazione di qualità siciliana, che rischia di perdersi.


Studio Camera. Come muore un'agenzia fotografica, come scompare un pezzo di storia palermitana (e come si perdono cinque posti di lavoro). L'amarezza di Franco Lannino, giornalista fotoreporter.

omicidio arato san giuseppe jato“Fotoreporter è essere svegliato alle due di notte e, pochi minuti dopo, essere già al volante in macchina e correre, correre. Come quella volta nel 1997 fino a San Giuseppe Jato e, sul luogo dell’omicidio, aspettare ore sotto la pioggia, appoggiato ad un muro, che la scientifica finisse di esaminare la scena del crimine, fare gli scatti poi ripartire alle cinque per Palermo, e ancora correre, correre in agenzia, stampare le foto e inviarle alle redazioni. Ma è anche scoprire, qualche anno dopo, che lì, fra quelli che pensavi fossero normali inevitabili curiosi, quella notte proprio accanto a me c’era anche l’assassino, che si divertiva ad assistere ai miei battibecchi, di rito, quando cercavo di avvicinarmi troppo per fotografare Vincenzo Arato, l’uomo che lui aveva appena ucciso, mentre le forze dell'ordine mi volevano tenere lontano perché non disturbassi la scientifica".

Franco Lannino, che con Michele Naccari 29 anni fa ha fondato l'agenzia fotografica Studio Camera di Palermo, costretta a chiudere i battenti, racconta con amarezza come si perde un pezzo di storia palermitana insieme a cinque posti di lavoro.

"Essere fotoreporter è difficile, non è un'attività cui ti puoi dedicare seriamente senza profonda determinazione e dedizione. Quando nel 1996 fu arrestato Giovanni Brusca, l'assassino di Falcone, di Rocco Chinnici e di centinaia di altri di cui nemmeno lui si ricorda più, i poliziotti lo sorpresero nel suo rifugio ad Agrigento mentre guardava il film sulla strage di Capaci. Abbiamo aspettato, davanti all'ingresso della Squadra mobile, l'arrivo delle macchine che lo stavano trasferendo a Palermo. Michele Naccari aveva deciso quale fosse lo scatto da fare. Attese fino alle quattro di mattina finché, terminati i primi interrogatori e le formalità, finalmente portarono il boss nella stanza del Capo della Mobile, che a quel tempo era Luigi Savina (oggi prefetto e vicecapo della Polizia), per avere la soddisfazione di potere fotografare Brusca proprio lì, in quell'ufficio, accanto l'immagine di Falcone e Borsellino più famosa del mondo, scattata da Tony Gentile".

brusca giovanni foto falcone borsellino
Internet ha consentito di creare un sistema di informazione globale interattivo, a cui chiunque può accedere e partecipare. Facebook nasce nel 2004 e da quel momento i social media sono esplosi come fenomeno planetario modificando per sempre la comunicazione di massa. Paradossalmente, il concetto democratico che tutti possono comunicare gratis con tutti ha portato ad un drastico abbassamento generale del valore di mercato dei media tradizionali e delle competenze professionali.

"Fino al 2015", spiega Franco Lannino, "l'agenzia Studio Camera contava tre impiegati (regolarmente assunti), i due soci (io e Michele Naccari), una collaboratrice a gettone e una rete di collaboratori sparsi in tutte e nove le province siciliane.
Le realtà editoriali nostre maggiori committenti in quel momento erano Il Corriere del Mezzogiorno on line (Rcs) tramite l'Agenzia Italpress, Repubblica, La Sicilia e il Giornale di Sicilia, l'Ansa nazionale.
Il primo cliente di rilievo a dileguarsi è stato il Corriere del Mezzogiorno, a fine contratto ha preferito affidare a singoli giovani giornalisti il compito di produrre foto e video, insieme agli articoli, pagandoli pochissimo ovviamente.
Il rapporto con Italpress è rimasto, dopo la loro richiesta di continuare la collaborazione (ancora attiva) seppure con un piccolo budget.
Il secondo quotidiano ad interrompere il rapporto è stato la Sicilia. Con loro avevamo un accordo mensile, 1.500 euro. Dopo due anni di fatture non pagate, ci propongono un "taglio e stralcio". Accettiamo per questioni di liquidità, sperando in qualcosa di meglio in futuro. Non ci hanno mai più acquistato una foto o un servizio, però l’editore ripubblica ancora oggi foto nostre, che non pagano.

Nel 2016 il Giornale di Sicilia, in maniera unilaterale ovviamente, riduce il costo delle fotografie: da 12,50 a 8 euro per foto (non distinguendo le foto eseguite fuori sede e i giorni festivi). Che fare? Accettiamo. Ma la brutta sorpresa è la grave diminuzione del flusso di lavoro: prima la media era di 100-150 foto acquistate (1250-1500 euro/mese), adesso quando ci acquistano dieci foto è festa (80 euro mese).

Sempre nel 2016, a settembre per l'esattezza, arriva una raccomandata da Repubblica che ci annuncia il mancato rinnovo del contratto in essere (3500 euro/mese). Lo avevano già fatto tre volte nel corso dei 29 anni di continua collaborazione con l'edizione nazionale e 19 anni di edizione locale. Ci offrono 1000 euro invece dei 3500 per avere a disposizione un'intera agenzia fotografica. "Questo è il budget" ci dissero, e "altro non si può fare". Abbiamo rinunciato.
L'Ansa ha ancora livellato i prezzi (al ribasso) e oramai richiede foto e servizi proprio quando non ne può fare a meno. Obbliga i cronisti (assunti e collaboratori) a fornire foto e video gratis.
Diversi quotidiani on line che si erano affacciati in ambito locale negli ultimi anni, e si servivano della nostra agenzia, hanno purtroppo chiuso i battenti uno dopo l’altro.
Questo per quanto riguarda il versante editoriale puro.
Le difficoltà non diminuiscono per le collaborazioni con Enti e Fondazioni di alto livello culturale.
Con l'Orchestra Sinfonica Siciliana (anni 2010-2014) siamo riusciti a recuperare il dovuto solo ricorrendo per via legale. Il Teatro Biondo non ci ha più chiamato per fare le foto di scena ai vari spettacoli, ha preferito dall'anno scorso "assumere" volta per volta fotografi esterni per il tempo strettamente a scattare le foto alle prove. Persone assunte per due giorni con tanto di contributi pagati e poi licenziati per cifre nette che si aggirano intorno i 150 euro. E, altra beffa, dal 2014 il Teatro Biondo non ci paga le fatture.

Ricevere note di riepilogo mensile per foto fornite ad un costo totale imposto di cinque euro è letteralmente insostenibile.
Poiché chiunque abbia un telefonino oggi scrive testi, scatta foto e gira video, il valore dei contenuti, in maniera indifferenziata, per gli editori non vale nulla.
Il fotogiornalismo è morto, Studio Camera è morta, la dignità professionale è morta. Ne stiamo solo prendendo atto".

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