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“La mafia voleva uccidere Andrea Lodato”. Fnsi e Assostampa Siciliana: “Se confermato sarebbe gravissimo”
La solidarietà del sindacato al giornalista de 'La Sicilia', finito nel mirino nei primi anni '90 perché «aveva parlato male di Benedetto Santapaola», dice in aula il pentito Maurizio Avola. C'era anche un piano per un attentato, tra il 1987 e il 1988, alla tv privata Telecolor.
Secondo il pentito Maurizio Avola, sentito come teste dell'accusa nel processo per concorso esterno all'associazione mafiosa, davanti la prima sezione penale di Catania, dell'editore Mario Ciancio Sanfilippo, all'inizio degli anni '90 Cosa nostra aveva progettato di uccidere il giornalista Andrea Lodato, de 'La Sicilia', perché «aveva parlato male di Benedetto Santapaola».
Avola ha anche parlato di un attentato da compiere, tra il 1987 e il 1988 alla tv privata Telecolor, allora non di proprietà del gruppo Ciancio, che «collegava Santapaola e Ercolano all'omicidio del sindaco Vito Lipari», ma «dopo un incontro con un dirigente della televisione si chiarì la vicenda e tutto finì».
«Se tali dichiarazioni venissero confermate saremmo di fronte ad un fatto gravissimo», affermano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il segretario dell'Associazione siciliana della Stampa, Roberto Ginex.
«Esprimiamo ad Andrea Lodato e ai colleghi della redazione di Telecolor la solidarietà e la vicinanza del sindacato dei giornalisti e auspichiamo – proseguono – che sulla vicenda venga fatta chiarezza quanto prima. Restiamo inoltre a loro completa disposizione per qualunque ulteriore iniziativa dovessero decidere di intraprendere. Le parole del pentito dimostrano ancora una volta che la criminalità teme l’informazione libera e proprio per questo i cronisti devono illuminare con ancora più forza quelle periferie dove si annida il malaffare».
La solidarietà dell'Unci ad Andrea Lodato e alla redazione di Telecolor
Il Gruppo siciliano dell'Unci esprime solidarietà al giornalista Andrea Lodato, vicecaporedattore de La Sicilia di Catania, che, all'inizio degli anni '90 era entrato nel mirino di Cosa nostra perché «aveva parlato male del boss Benedetto Santapaola». Solidarietà viene espressa anche alla redazione dell'emittente Telecolor.
Oggi il pentito della mafia catanese Maurizio Avola è stato ascoltato come teste dell'accusa nel processo per concorso esterno all'associazione mafiosa, davanti la prima sezione penale di Catania, a carico dell'editore Mario Ciancio Sanfilippo, e ha riferito due episodi. Avola, componente del gruppo di fuoco del clan Santapaola, sarebbe stato incaricato di progettare l'azione omicida ma il progetto e poi saltato ed il collaboratore non ha saputo spiegarne i motivi.
Il pentito ha parlato di un progetto di attentato alla sede dell'emittente, negli anni '80, dopo che erano stati trasmessi dei servizi giornalistici ritenuti dal clan Santapaola «dannosi per l'organizzazione».
Per il vicepresidente nazionale dell'Unci, Leone Zingales, «il progetto di omicidio nei confronti di Andrea Lodato ha un solo significato: le organizzazioni mafiose temono i giornalisti che operano con coraggio e con la schiena dritta. La mafia non ci fermerà».
«Le parole del pentito Avola non possono che sollevare profondo sconcerto – ha detto il presidente regionale siciliano dell'Unione Cronisti Andrea Tuttoilmondo -. Ai colleghi vada il pieno sostegno e la piena solidarietà del Gruppo siciliano, affinché non si sentano mai soli mantenendo sempre alta la guardia a difesa della democrazia».
Secondo il pentito Maurizio Avola, sentito come teste dell'accusa nel processo per concorso esterno all'associazione mafiosa, davanti la prima sezione penale di Catania, dell'editore Mario Ciancio Sanfilippo, all'inizio degli anni '90 Cosa nostra aveva progettato di uccidere il giornalista Andrea Lodato, de 'La Sicilia', perché «aveva parlato male di Benedetto Santapaola».
Avola ha anche parlato di un attentato da compiere, tra il 1987 e il 1988 alla tv privata Telecolor, allora non di proprietà del gruppo Ciancio, che «collegava Santapaola e Ercolano all'omicidio del sindaco Vito Lipari», ma «dopo un incontro con un dirigente della televisione si chiarì la vicenda e tutto finì».
«Se tali dichiarazioni venissero confermate saremmo di fronte ad un fatto gravissimo», affermano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il segretario dell'Associazione siciliana della Stampa, Roberto Ginex.
«Esprimiamo ad Andrea Lodato e ai colleghi della redazione di Telecolor la solidarietà e la vicinanza del sindacato dei giornalisti e auspichiamo – proseguono – che sulla vicenda venga fatta chiarezza quanto prima. Restiamo inoltre a loro completa disposizione per qualunque ulteriore iniziativa dovessero decidere di intraprendere. Le parole del pentito dimostrano ancora una volta che la criminalità teme l’informazione libera e proprio per questo i cronisti devono illuminare con ancora più forza quelle periferie dove si annida il malaffare».
La solidarietà dell'Unci ad Andrea Lodato e alla redazione di Telecolor
Il Gruppo siciliano dell'Unci esprime solidarietà al giornalista Andrea Lodato, vicecaporedattore de La Sicilia di Catania, che, all'inizio degli anni '90 era entrato nel mirino di Cosa nostra perché «aveva parlato male del boss Benedetto Santapaola». Solidarietà viene espressa anche alla redazione dell'emittente Telecolor.
Oggi il pentito della mafia catanese Maurizio Avola è stato ascoltato come teste dell'accusa nel processo per concorso esterno all'associazione mafiosa, davanti la prima sezione penale di Catania, a carico dell'editore Mario Ciancio Sanfilippo, e ha riferito due episodi. Avola, componente del gruppo di fuoco del clan Santapaola, sarebbe stato incaricato di progettare l'azione omicida ma il progetto e poi saltato ed il collaboratore non ha saputo spiegarne i motivi.
Il pentito ha parlato di un progetto di attentato alla sede dell'emittente, negli anni '80, dopo che erano stati trasmessi dei servizi giornalistici ritenuti dal clan Santapaola «dannosi per l'organizzazione».
Per il vicepresidente nazionale dell'Unci, Leone Zingales, «il progetto di omicidio nei confronti di Andrea Lodato ha un solo significato: le organizzazioni mafiose temono i giornalisti che operano con coraggio e con la schiena dritta. La mafia non ci fermerà».
«Le parole del pentito Avola non possono che sollevare profondo sconcerto – ha detto il presidente regionale siciliano dell'Unione Cronisti Andrea Tuttoilmondo -. Ai colleghi vada il pieno sostegno e la piena solidarietà del Gruppo siciliano, affinché non si sentano mai soli mantenendo sempre alta la guardia a difesa della democrazia».