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Lauria alla guida della redazione di Repubblica a Palermo: "La resistenza ai bavagli la facciamo ogni giorno"

di Tiziana TavellaUn nuovo inizio che coincide con un ritorno a casa per Emanuele Lauria da inizio settembre responsabile della redazione siciliana di Repubblica impegnato da subito nell’affrontare una sfida complessa, fare informazione di qualità mentre tutto attorno cambia, dai lettori dirottati su un’informazione usa e getta e le maglie del diritto di cronaca si stringono pericolosamente. Lauria, palermitano, 54 anni, nella sua carriera iniziata con il Giornale di Sicilia, si è sempre occupato di politica. Dal 2006 con Repubblica e negli ultimi anni ha seguito esclusivamente il presidente del consiglio dei ministri. Cosa significa tornare nella propria città e ripartire da un ruolo completamente diverso da quello che si è sempre fatto ? “ Per me è obiettivamente una sfida difficile che sono contento di poter portare avanti con la redazione di Palermo che ho trovato molto unita e con molta voglia di fare. Sono giovani, sono ragazzi cresciuti sul piano professionale e che hanno voglia di raccontare nello stile che abbiamo sempre avuto, lavorando per approfondire consapevoli del momento in chi viviamo. Facevo un lavoro diverso, appagante, ero al seguito negli ultimi anni al presidente del consiglio. Ma pur dandoti tanto, non ti da la misura di un aspetto centrale di questo mestiere ovvero quello che è organizzare un giornale, le idee che arrivano e tutto il resto. È bello fare questo tipo di mestiere e fare un passo indietro, lavorando affinché la squadra faccia cose interessanti per i lettori”.
“Amata Palermo quanto ti amo, odiata Palermo quanto ti odio” lo diceva Leoluca Orlando rendendo perfettamente quanto intenso sia il rapporto con la città dalle grandi meraviglie e profonde contraddizioni. Come vivi il rapporto con Palermo che torna ad essere quotidianamente casa tua?
“Il mio rapporto con Palermo è un po’ difficile. Sono nato qui, ma per certi aspetti l’ ho vissuta con disagio per alcuni tratti che non mi piacevano, ma poi ti rendi conto che Palermo ti manca. E’ come se restassi sopraffatto dai contrasti di questa città e di questa isola. La nostra del resto è un’ isola che per raccontarla devi stare attento a tutte le sfumature. Quello che ho trovato tornado complessivamente è un decadimento del dibattito politico. Quando ho iniziato a fare il politico c’era un dibattito che ogni giorno riempiva le pagine con un ritorno evidente di pubblico, ma oggi anche sui temi di emergenza come la crisi idrica non accadono quelle dinamiche in termini di dibattito immediato, di posizioni e di azioni”.
Diritto di cronaca sempre più in pericolo ed il giornalismo sempre più narrato come “ un crimine” da punire. Continuare a raccontare i fatti si può?
“Il quadro normativo attuale ci penalizza indubbiamente e ci limita certamente. Ad esempio, credo che anche la pubblicazione delle intercettazioni sia parte integrante del diritto di cronaca. Le notizie vanno date. Anche i magistrati si lamentano di questo quadro normativo che non risolve un problema, ma ne crea un altro che è quello della tutela del diritto di cronaca. Va fatta pressione in ogni contesto possibile ed in questo il sindacato dei giornalisti ha un ruolo importante. La resistenza che facciamo giorno dopo giorno è quella che la notizia va data e che su questo non esistono dubbi. L’ atteggiamento di chi fa questo mestiere non può cambiare. Certamente c’è una sostanziale differenza tra le grandi testate e le piccole che sta nelle tutele legali realmente disponibili. Noi apparteniamo ad un gruppo editoriale che ha preso una posizione chiara su questo, ma certamente per chi è meno forte il problema può essere vissuto con altri effetti”.
Nel tuo passato c’è anche un percorso all’interno della Fnsi e con Assostampa Sicilia.
“Si ,ho fatto anche una esperienza sindacale come consigliere nazionale Fnsi. Sono convinto che il sindacato dei giornalisti resti un baluardo insopprimibile sopratutto in questo momento. Le battaglie assolutamente da fare sono proprio queste a tutela della libertà di stampa ed il sindacato è qui che trova un ruolo più importante di prima”.
Perché leggere un “giornale di carta” resta importante?
“Invito a leggere il giornale di carta perché offre spazi insostituibili di riflessione che vanno oltre al vortice delle notizie che ti tira dentro in ogni momento della giornata. La differenza è anche che rappresenta una grande forma didattica perché ad insegnare a ragionare sono i giornali di carta, assieme ai libri. Sono questi due momenti centrali di riflessione e approfondimento e per questo ho aperto agli scrittori per contributi di approfondimento che possono dare qualità e fare la differenza. La sopravvivenza del giornale di carta sta nella qualità non in altro. Con le mille brevi non si racconta e non si fa la differenza”.