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Appello da Palermo per una famiglia siriana in fuga. Pupella: "Servono i corridoi umanitari"
E’ passato oltre un anno da quando Latan, nome di fantasia per tutelare l’anonimato di un giovane operatore umanitario curdo siriano di Afrin, aveva raccontato al quotidiano “Avvenire” dei suoi sforzi per lasciare il Paese levantino con la famiglia. Latan è uno degli oltre 350mila sfollati di Afrin, la città a maggioranza curda del nord-ovest della Siria, occupata dalle forze di Ankara nel 2018 con l’operazione “Ramoscello d’ulivo”. Trova rifugio con la famiglia a Kobane, ma è costretto a fuggire ancora una volta nel novembre 2022, dopo l’ennesima offensiva turca, la quinta, denominata “Spada di artiglio”, contro le milizie curde di Unità di protezione popolare (Ypg), che la Turchia bolla come organizzazione terroristica.
«Abbiamo provato a uscire dalla Siria, ma è così difficile – aveva riferito Latan al quotidiano dei Vescovi -. Quando abbiamo lasciato Kobane, una tempesta di sabbia imperversava sulla città. Solo terrore negli occhi di mia moglie e dei miei due bambini, Belda di sei anni e Adana di tre. Non mi sono mai sentito così frustrato come in quei momenti. Qui è anche peggio di Afrin, ci sono check point ovunque e sei obbligato a scegliere il posto meno pericoloso». Questo accadeva a due mesi dal violento terremoto che ha colpito il Paese, aggiungendo nuove devastazioni e altre vittime a quelle già provocate da lunghi anni di guerra feroce. A distanza di più di un anno, Latan e la moglie non hanno abbandonato l’idea di fuggire da quella che un tempo era considerata “la culla della civiltà”, ma che oggi non ha più niente da offrire.
A segnalare l’appello del giovane operatore umanitario nel corso dell’assemblea provinciale degli iscritti Assostampa, svoltasi a Palermo, la giornalista Marina Pupella, che si è recata in Siria nel febbraio 2023. «La situazione del Paese è ben oltre il limite – spiega Pupella -. Il territorio è completamente devastato da un conflitto che prosegue senza sosta da 12 anni e che, oltre ad aver provocato più di 500mila vittime e 13 milioni di sfollati, ha un continuo impatto sulla popolazione rimasta. La grave recessione economica, la svalutazione della moneta locale, per dare un’idea si cammina con i sacchi di lira siriana anche solo per comprare un pacchetto di sigarette, e l’aumento record dei prezzi dell’800 per cento, hanno contribuito a ridurre il 90 per cento dei siriani al di sotto della soglia di povertà. Non c’è possibilità di vita lì. Latan ora è intenzionato più di prima ad andare via, ma per farlo dovrà pagare 25 mila dollari ai trafficanti, una cifra impressionante. Ma a parte i costi, affrontare simili viaggi comporta i rischi che noi tutti conosciamo. Già attraversare la frontiera siriana con il Libano per raggiungere la Grecia e da lì proseguire sulla rotta balcanica, non è facile. Ha pensato pure di muoversi verso l’Iraq per arrivare in Russia, fino al confine tra Bielorussia e Polonia, tristemente noto alle cronache dopo il conflitto russo-ucraino. Bisogna aiutarli – conclude la reporter con esperienza in teatri di crisi - anche se sono consapevole che non sarà facile e che centinaia di migliaia di famiglie si trovano nella sua stessa condizione, ma non possiamo voltare lo sguardo da un’altra parte, abbandonando questa famiglia al proprio destino». L’unica speranza di arrivare in Europa in sicurezza è riposta sui corridoi umanitari istituiti dalla comunità di Sant’Egidio e dalle Chiese Evangeliche, che però partono dal Libano, visto che la Siria non è un paese sicuro. La guerra tra Israele e Hamas, che ha finito per coinvolgere pure il Paese dei Cedri e da dicembre sta interessando le alture siriane del Golan, ha messo il carico, interrompendo quella via di salvezza.
«Al momento siamo bloccati a causa della situazione internazionale – fanno sapere da Sant’Egidio -. Abbiamo potuto portare avanti solo le pratiche per le persone i cui documenti erano pronti presso il Consolato. Speriamo che le cose cambino presto. Siamo vicini alla famiglia di Latan – proseguono da Sant’Egidio – come a tutti i siriani che soffrono ormai da anni, per le condizioni di vita terribili causate dalla guerra. Proprio per questo dal 2016 abbiamo promosso i corridoi umanitari verso l’Europa, totalmente autofinanziati, in accordo con lo Stato italiano che, di volta in volta, stabilisce il contingente di rifugiati che possono entrare nel nostro Paese. Ogni giorno riceviamo richieste di aiuto e facciamo il possibile insieme alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia».
Nel frattempo il popolo siriano continua a essere ostaggio del regime damasceno, di forze straniere, gruppi estremisti come Hayat Tahrir Al-Sham (propaggine di Al-Qaeda ), Horras Al Din e Daesh. Che non si è limitato soltanto a rivendicare gli ultimi attacchi a Raqqa, Aleppo (distretto di Manbij), Al Hasakah e nel governatorato di Der Ez Zor, ma ha anche minacciato attraverso il portavoce Abi Huzaifa Al-Ansari, atti terroristici “contro cristiani, ebrei, infedeli in tutto il mondo e con tutti i mezzi”.