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Afghanistan, Fnsi: «L'Italia accolga i giornalisti in fuga da Kabul»
Già inviato un primo elenco al ministero della Difesa, che ha mostrato grande disponibilità e sensibilità. Nei prossimi giorni, facendo riferimento alla Ifj, il sindacato continuerà a raccogliere segnalazioni. Lorusso: «Abbiamo il dovere di aiutare i colleghi afgani e le loro famiglie».
Sono tanti i giornalisti afgani, soprattutto quelli che nel corso degli ultimi vent'anni hanno collaborato con i media occidentali, che in queste ore rischiano, insieme con le loro famiglie, di restare vittime di vendette, ritorsioni ed esecuzioni sommarie da parte dei talebani. La Federazione nazionale della Stampa italiana ha chiesto al governo italiano di valutare, nell'ambito delle ricollocazioni a scopi umanitari di cittadini afgani, la possibilità di accogliere in Italia i giornalisti, e le loro famiglie, che sono stati punti di riferimento importanti per i giornalisti e i media italiani.
Un primo elenco è stato già inviato al ministero della Difesa, che ha mostrato grande disponibilità e sensibilità. Nei prossimi giorni la Fnsi continuerà a raccogliere le segnalazioni sulla situazione dei giornalisti in Afghanistan e, facendo riferimento alla Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), si adopererà per far sì che tutti i governi dell'Unione europea e dell'Occidente si facciano carico di offrire accoglienza ai giornalisti afgani.
«Abbiamo il dovere – afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi e componente del Comitato esecutivo della Ifj – di aiutare, nei limiti delle nostre possibilità, i colleghi afgani e le loro famiglie. Nei confronti di molti di loro è già partita una spietata caccia all'uomo. A dispetto delle dichiarazioni falsamente rassicuranti dei giorni scorsi, il regime dei talebani intende regolare i conti con tutti coloro che negli anni passati hanno collaborato con i media occidentali. Non meno preoccupante è la situazione delle giornaliste e dei giornalisti che lavorano nei media afgani, considerata l'avversione del nuovo regime alle libertà e ai diritti civili. I giornalisti e i media europei e occidentali non possono restare indifferenti».