Skip to main content
- ore

| Palermo

Bagheria, giornalisti contro la mafia: "La memoria necessaria e l'impegno di ogni giorno"

Bagheria, giornalisti contro la mafia: "La memoria necessaria e l'impegno di ogni giorno"

Un momento di riflessione per ricordare e rinnovare un impegno cruciale: quello contro la mafia, attraverso le lenti e le parole del giornalismo. Stamani, il teatro Monsignor Muratore di Villa Butera ha ospitato l'evento "Giornalisti contro la mafia: memoria e impegno", promosso dal Comune di Bagheria e con il patrocinio dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia e dell'Associazione siciliana della stampa FNSI. A condurre la mattinata, densa di emozioni e testimonianze, la giornalista Marina Mancini, che ha tessuto i fili della memoria e le urgenze del presente.
 L'incontro si inserisce nel solco delle commemorazioni per il giudice Giovanni Falcone, la magistrata Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, a 33 anni dalla strage di Capaci. "La memoria, infatti, per non scadere in una retorica sterile e vuota, deve camminare di pari passo con l'impegno", ha dichiarato Mancini, introducendo il tema centrale: il sacrificio dei giornalisti caduti per mano mafiosa e il ruolo vitale dell'informazione corretta e coraggiosa.

Dopo i saluti istituzionali dell'assessora alla Pubblica istruzione, Antonella Insigna, che ha ricordato che "la mafia non è solo i morti ammazzati. Ma è una questione culturale", evidenziando la necessità di un impegno educativo capillare, la platea, che vedeva la presenza di studenti degli istituti superiori cittadini e di giornalisti locali quali Martino Grasso, Sergio Speciale, Michele Balistreri, Roberto Lo Meo, Nicola Giacopelli, ha ascoltato con attenzione gli interventi che si sono susseguiti. Da remoto ha partecipato il neopresidente dell'Ordine dei giornalisti, Concetto Mannisi, è poi seguito l'intervento dell'assessore alle Politiche sociali, Emanuele Tornatore, che ha illustrato le iniziative del Comune contro il degrado e le dipendenze dalla droga, spesso terreno fertile per la criminalità e citando Isaia poi ripreso da don Giuseppe Diana, per affermare che la Camorra e la Chiesa non potevano viaggiare a braccetto, ha detto: "per amore del mio popolo non tacerò" – e le parole di Giuseppe Francese: "vi auguro l’ansia della giustizia".

l cuore dell'evento è stato il ricordo vivido e commosso degli otto giornalisti siciliani uccisi dalla mafia: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Peppino Impastato, Mario Francese, Pippo Fava, Mauro Rostagno e Beppe Alfano. Un applauso sentito dalla platea ha omaggiato il loro sacrificio. Francesca La Mantia, docente e scrittrice, ha illuminato la figura di Cosimo Cristina, il primo giornalista "suicidato" dalla mafia a Termini Imerese il 5 maggio 1960. La sua storia anche in un libro "Un uomo senza paura" in cui La Mantia ha restituito la dignità a un cronista attento e coraggioso, che con il suo settimanale "Prospettive Siciliane" non esitava a fare nomi e cognomi, indagando su omicidi e collusioni in una Sicilia spesso immobile e silenziosa. L'intensità è cresciuta con la testimonianza di Giulio Francese. Figlio di Mario Francese, cronista del Giornale di Sicilia ucciso il 26 gennaio 1979 per le sue pionieristiche inchieste sull'ascesa dei corleonesi e gli intrecci tra mafia e appalti, e fratello di Giuseppe, che dedicò la vita a raccogliere gli scritti del padre, fondamentali per le successive indagini giudiziarie, prima di soccombere al dolore. "Bisogna raccontare la storia di persone che non si girano dall’altra parte. Mio padre ha dato tanto e ha ricevuto poco," ha detto Francese, definendo il fratello Giuseppe "un gigante fragile".

Altrettanto toccante il racconto di Chicco Alfano, figlio di Beppe Alfano, corrispondente de "La Sicilia" ucciso a Barcellona Pozzo di Gotto l'8 gennaio 1993. "Mio padre scoprì che Santapaola viveva a Barcellona Pozzo di Gotto. Ne parlò e pagò con la vita per il suo lavoro. Venne ucciso con vari colpi di pistola, fra cui uno in bocca a sottolineare che avrebbe dovuto star zitto," ha ricordato Alfano, mettendo in luce il coraggio del padre nel denunciare i legami tra mafia, politica e massoneria deviata. Il dibattito si è poi arricchito con le esperienze dirette di chi il giornalismo d'inchiesta lo vive sulla propria pelle. Leandro Salvia, giornalista freelance operante in provincia e corrispondente da San Cipirello, ha condiviso le difficoltà e le minacce subite per il suo lavoro di denuncia, un monito sull'importanza di tutelare chi informa, soprattutto nelle piccole realtà.
La moderatrice ha poi colto l'occasione per citare i dati allarmanti di Ossigeno per l'Informazione: 516 giornalisti minacciati in Italia solo nel 2024, con la Sicilia che detiene il triste primato per numero di operatori sotto scorta.

Ha chiuso i lavori Roberto Leone, vicesegretario vicario di Assostampa Sicilia, che ha rievocato il ruolo storico del giornale "L'Ora" nelle inchieste sulla mafia, sottolineando l'imprescindibilità dei principi deontologici per chi si occupa di criminalità organizzata e come la memoria dei caduti possa e debba rafforzare l'impegno civile. Ricordando L'Ora, Leone ha sottolineato come articoli e inchieste si focalizzarono spesso sulla mafia, tanto che tre cronisti del giornale, come Cosimo Cristina, Mauro De Mauro e Giovanni Spampinato furono assassinati. Per quegli articoli ed inchieste il 20 ottobre 1958 la storica sede del quotidiano sita in piazzetta Francesco Napoli (oggi via Giornale L'Ora) venne devastata dall'esplosione di una carica di 5 chili di tritolo, che danneggiò parte delle rotative. Il giornale di lì a poco era nuovamente in edicola con un titolo di testa a nove colonne in caratteri cubitali: "La mafia ci minaccia, l'inchiesta continua". La fama del giornale non è solo dovuta alle inchieste sulla mafia, ma anche alle numerose collaborazioni con giornalisti, artisti e scrittori del calibro di Renato Guttuso, Leonardo Sciascia, Salvatore Quasimodo, Felice Chilanti e Giuliana Saladino. "Dipende da noi - ha concluso - far sì che il loro sacrificio e il loro esempio non siano stati inutili".

Un momento particolarmente significativo è stato il coinvolgimento degli studenti. Le classi 2C, 2B, 3D, 3A, 3H dell'Istituto Comprensivo Ignazio Buttitta, accompagnate dalla docente Alessia Li Vecchi e dal dirigente Giuseppe Carlino, hanno presentato il video "Voci Mai Ascoltate" e una Fanzine, donata con emozione a Giulio Francese. Successivamente, gli studenti delle classi 3AU, 4AU e 3 E del Liceo Ginnasio Statale Francesco Scaduto, con l' insegnante Francesca Salvia, che hanno conquistato il 2 posto al concorso della Prefettura di Palermo, dell'Ordine dei Giornalisti e di Assostampa, su "Libertà di stampa e cultura della legalità", hanno mostrato un video dedicato ai giornalisti uccisi dalla mafia.
L'evento di Bagheria ha rappresentato un'occasione di arricchimento e uno stimolo a rinnovare l'impegno collettivo per la verità, la giustizia e la libertà di informazione, pilastri fondamentali di una società che rifiuta di piegarsi alla mafia.

  Intitolato a Mario Francese un plesso della scuola Marconi, venerdì 23 maggio alle 10 la cerimonia

"Il profumo della libertà e l'importanza della memoria". Al Giardino di Ciaculli nuove targhe per Boris Giuliano e Pizzolungo

sportello legale ossigeno

eBook Senza Spazio

sportello legale ossigeno
sportello legale ossigeno
RSF 4x3
quote e modulistica d'iscrizione e rinnovo Assostampa Sicilia
Associazione donne del vino
Glam Hotel