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Mafia, il giornalista Borrometi depone in aula a Ragusa per le minacce subite. Odg, Fnsi-Assostampa, Usigrai accanto a cronista

Mafia, il giornalista Borrometi depone in aula a Ragusa per le minacce subite. Odg, Fnsi-Assostampa, Usigrai accanto a cronista

Ha deposto in aula stamani il giornalista Paolo Borrometi come parte offesa nel processo contro Venerando Lauretta che lo ha minacciato di morte sul profilo facebook del giornale telematico 'La Spià' che dirige. Nella sua lunga deposizione, il giornalista che vive sotto scorta da anni ha ripercorso durante l’udienza le sue inchieste giornalistiche che hanno scatenato le minacce dell’imputato. Borrometi ha risposto anche alle domande del presidente del Collegio giudicante, Vincenzo Panebianco, della difesa e dell’accusa.

Con le domande del pm della direzione distrettuale antimafia, Valentina Sincero inizia alle 11,12 la testimonianza di Paolo Borrometi sulle minacce di Venerando Lauretta e il terrore provocato  "mi accompagnano ogni giorno e non c'e' momento in cui quella paura viene meno, ho la stessa paura per i miei familiari". Tutto comincia con un articolo su
Laspia il 7 aprile del 2013, una inchiesta giornalistica che riferiva di Venerando Lauretta, come socio occulto in un box del mercato ortofrutticolo di Vittoria, sulla "presenze criminali nel mercato e nella filiera della citta' di Vittoria". Borrometi aggiunge "sapevo e so che il signor Lauretta e' un boss condannato per mafia ed altri reati inerenti all'organizzazione criminale di cui fa parte, la stidda di Vittoria, avevo ben chiaro chi fosse altrimenti non avrei potuto scrivere i fatti".
"Avevo appreso che fosse socio occulto al box ed a riscontro oggettivo avevo portato scrivendolo, il fatto che vi fossero indagini su quella presenza, indaginidella commissione mercato e delle forze di polizia. Pochi mesi dopo pubblicai un altro articolo poco dopo, il 7 ottobre dello stesso anno in cui riferivo il giallo risolto e il boxchiuso”, ricostruisce in aula Paolo Borrometi. A quel punto inizia l'excalation delle minacce. "Pubblicai l'articolo, nei giorni immediatamente successivi non accadde nulla ma il 16 ottobre comparve sulla pagina de laspia on line un post pubblico dal profilo fb di Venerando Lauretta che alle 20,20 scrisse 'sei un pezzo di infame... cosa inutile, buono solo a fare denunce..." ed una serie di insulti volgari. La testimonianza prosegue con la dolorosa rievocazione delle minacce, sempre piu' pesanti.
"Andai a dormire con questo post, pronto a sporger e denuncia. L'indomani mattina andai all'Agi e accesi il computer, accanto a me una collega che mi vide sbiancare e mi porto' acqua con lo zucchero: minacce incredibili. 'Mettero' il tuo cuore in padella e me lo mangero', ti verro' a trovare pure che non vali i soldi del biglietto". "La paura aumento'. Lui sapeva e lo diceva pubblicamente che non vivevo nel Ragusano. La seconda cosa, ‘tuo padre avvocato’… mi preoccupo' tantissimo, sapeva della professione di mio padre, fu enorme preoccupazione continuo' scrivendo "voglio pagarti il reato che commetto su di te, parola di uomo".
"Vivo nel terrore, sfido chiunque a vivere sotto scorta, ho fatto solo il mio lavoro. Ho le lacrime agli occhi per queste minacce". La testimonianza di Borrometi continua, rilegge gli ulteriori post che vennero pubblicati dal profilo fb di Venerando Lauretta: "Sempre il 17 ottobre, continuarono le minacce, sempre piu' pesanti "saro' dietro la tua porta mi viene da ridere pensando al giorno che sarai tra le mie mani, ti accechero' con le mie mani, non ti salvera' neanche Gesu' Cristo. Ti faccio passare la voglia di vivere, ho preso la mia decisione, di giocarmi la mia liberta'. Anche se mi arrestano, c'e' chi viene a cercarti".
Tra gli episodi collegati alla esigenza di porre sotto scorta Borrometi, anche il ritrovamento ad agosto del 2015 di due bottiglie incendiarie. "Il mio caposcorta trovo' un sacco nello sportello accanto alla porta di casa con due bottiglie con liquido e lo stoppino, pronte per essere utilizzate, era l’agosto del 2015".

In aula a sostegno di Borrometi erano presenti il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Giuseppe Giulietti, il segretario nazionale dell’Usigrai Vittorio Di Trapani, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia Riccardo Arena e il segretario regionale dell’Assostampa Alberto Cicero. Gli organi della categoria dei giornalisti (Ordine e sindacato) si sono costituiti parte civile.
"Siamo qua, Federazione nazionale della Stampa, Usigrai, Associazione stampa siciliana, Ordine dei giornalisti, per mettere una firma collettiva sotto le inchieste di Paolo Borrometi, sotto le sue denunce, e per fare sapere a chi lo ha messo sotto tiro che l'intero giornalismo italiano illuminera' a giorno tutti coloro che qui minacciano Borrometi, altrove, decine di altri cronisti". Lo ha dichiarato il presidente nazionale della Fnsi, Peppe Giulietti.
"Ogni qualvolta un cronista verra' minacciato - ha proseguito Giulietti- noi verremo ad accendere tutti insieme tutti i riflettori sulla zona della minaccia, dell'oscurita' e del malaffare". Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai, sottolinea l’importanza "di illuminare a giorno” le situazioni che vedono i giornalisti minacciati. “Paolo Borrometi e' stato minacciato ed aggredito perche' ha pubblicato inchieste, ha denunciato affari sporchi e insanguinati. Per dire che Paolo Borrometi e gli altri giornalisti minacciati non sono soli, abbiamo uno strumento: ripubblichiamo e rilanciamo le loro inchieste, solo cosi', mafiosi e corrotti, sapranno che i cronisti non sono soli".

Alberto Cicero, segretario regionale di Assostampa Sicilia: “Le istituzioni dei giornalisti sono presenti ogni qual volta che ne sia bisogno, e nel momento in cui un cronista viene minacciato. I cittadini hanno diritto ad essere informati, questa e' una minaccia alla possibilita' della gente di essere informata, intimidire un giornalista significa questo". Ad attendere l'inizio del processo anche la segretaria regionale della Cgil Sicilia, Mimma Arcurio: "Siamo qui perche' Paolo e' un esempio per tutti, ha messo il proprio lavoro e la propria faccia per cambiare questa Sicilia, per dire che costruire legalita' e' sinomimo di sviluppo, correttezza e democrazia. Tra l'altro, Borrometi ha un percorso comune con me al coordinamento nazionale della legalita' perche' segue e attività di questo osservatorio, Dovremmo averne tanti come Paolo in Sicilia". Accanto a lei anche Peppe Scifo, segretario provinciale della Cgil di Ragusa "Paolo Borrometi e' esempio di impegno in un territorio dove la mafia, cosi' come e' dimostrato negli ultimi fatti che riguardano soprattutto la citta' di Vittoria e' purtroppo molto presente nel territorio, quindi serve oltre all'azione dello Stato che ha dimostrato grande attenzione, il coinvolgimento della societa' civile per contrastarla. La societa' civile si nutre anche del lavoro delle inchieste che giornalisti come Paolo Borrometi portano avanti per cui la nostra soliderieta' e massima ed il suo impegno e' motivo di insegnamento nel prosieguo della lotta contro la mafia".

Riccardo Arena, presidente uscente dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia, anche lui presente al Tribunale di Ragusa: "E' il mio ultimo atto da presidente dell'Ordine di Sicilia, da martedi' non lo saro' piu': ho voluto concludere questa esperienza bellissima con un comportamento doveroso per un presidente dell'Ordine: stare vicino ai colleghi. Lo abbiamo sempre fatto con i colleghi minacciati, querelati, intimiditi, sottoposto ad azioni civili ma anche con i precari, con gli ultimi, con quelli che sono pagati nulla. Stare vicino a Paolo e' un dovere e sono sicuro che chi mi succedera', sapra' fare altrettanto".

"E' doveroso essere presenti in questo momento importante per un collega che ha mostrato di avere la schiena dritta. Lo appoggiamo in tutto e per tutto. Per noi essere qui e' un dovere". Lo ha dichiarato Francesco Nania, Unci, mentre Eliana Giudice, Fai Antiracket di Vittoria, e' in aula "per ascoltare la testimonianza di Paolo Borrometi in questo processo che lo vede vittima della protervia della mafia. Ancora una volta un giornalista viene minacciato perche' fa il suo lavoro di inchiesta, un lavoro prezioso. Sicuramente nel nostro territorio le inchieste giornalistiche di Paolo Borrometi hanno permesso di fare luce su tanti episodi legati alla criminalita' organizzata e hanno dato anche un impulso alle indagini della Magistratrura. Il ruolo del vero giornalismo e' questo e prezioso. La Fai antiracket di Vittoria che si occupa di estorsioni e di usura ovviamente e' a fianco dei giornalisti che si impegnano per migliorare la realta' in cui viviamo".

 

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