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Uffici stampa, lo "strano" percorso del Comune di Caltanissetta
A distanza di due anni da una precedente esperienza, il comune di Caltanissetta si avventura in una selezione riservata ai giornalisti, stavolta per l'incarico di portavoce del sindaco, quanto meno discutibile e confusa. Una selezione che non produrrà alcuna graduatoria, fatta sulla base dei curricula valutati direttamente dal sindaco.
Con una perseveranza degna di miglior causa, l'Ente si ostina a gestire malamente il delicato tema dell'informazione istituzionale rinnegando persino la sua storia, che lo vide essere tra i primi in Sicilia a dotarsi di un ufficio stampa strutturato, professionalizzato e rispettoso della legge 150 del 2000 e dei successivi accordi sindacali. Un invito a non abbandonare la strada maestra era stato avanzato dai rappresentanti dell'Ordine e del sindacato dei giornalisti (Assostampa e Gruppo uffici stampa) nel luglio del 2016 in occasione di un incontro con il sindaco Ruvolo e con alcuni dirigenti comunali; presto però ci accorgemmo di non essere stati ascoltati perché non fu interrotta, e prosegue tuttora, la pratica di convocare conferenze stampa e inviare comunicati dall'Ufficio di gabinetto.
A peggiorare il quadro complessivo ci sono altre due circostanze: la presenza nel personale comunale di un giornalista, già addetto stampa, inspiegabilmente trasferito nelle scorse settimana al Comando di polizia municipale, che ha in corso un contenzioso con l'Ente per l'applicazione del contratto di lavoro giornalistico; l'opposizione presentata davanti alla Corte d'appello di Roma contro la sentenza di condanna del Comune a versare in favore dell'Inpgi (l'istituto di previdenza dei giornalisti) i contributi maturati dallo stesso collega.
In questo quadro convulso, che è in parte figlio dell'incarico del 2015, il sindaco decide ancora una volta di dotarsi di un giornalista esterno attraverso una procedura non priva di stranezze, mentre sarebbe più prudente avvalersi della professionalità interna o bandire il concorso per addetto stampa più volte annunciato. Fummo facili profeti due anni fa dicendo che quell'incarico non avrebbe portato vantaggi stabili per l'Amministrazione e per i cittadini in termini di trasparenza e, dunque, è facile prevedere come andranno le cose anche stavolta.
La prima stranezza di oggi riguarda proprio la scelta di effettuare una selezione pubblica della quale non si comprende la ragione visto che la legge 150/2000 (recepita in Sicilia con la legge 2/2002) prevede che nella scelta del portavoce, essendo questa una figura fiduciaria, il sindaco goda della massima discrezionalità.
La seconda si riferisce alle mansioni indicate nel bando di selezione: esse assommano quelle del portavoce, più politiche, e dell'addetto stampa, squisitamente istituzionali, con l'effetto di creare una figura ibrida a tutto discapito della trasparenza delle comunicazioni e, dunque, del diritto dei cittadini e dei giornalisti di essere informati correttamente sull'attività del Comune. Come faranno i nisseni a distinguere dove finisce la comunicazione politica e comincia quella istituzionale? Dove finisce la propaganda e comincia l'informazione?
La legge 150, nel bando, è richiamata in lungo e in largo, ma al sindaco è sfuggito che - non a caso - la stessa legge opera una netta distinzione tra ufficio del portavoce e ufficio stampa e che questi due, assieme all'ufficio relazioni con il pubblico, rappresentano le fondamenta dell'intera comunicazione pubblica. Decida, il sindaco, se ha bisogno di un portavoce o di un addetto stampa (di cui già disporrebbe all'interno del Comune), perché le due figure non sono sovrapponibili e svolgono funzioni e mansioni differenti.
La terza stranezza riguarda la fretta con la quale il sindaco Ruvolo ha deciso di chiudere la procedura anticipando di due settimane i termini di presentazione delle domande: in un primo tempo fissati al 20 novembre e ora portati al 6. Perché?
Dispiace constatare che anche Caltanissetta, comune capoluogo di provincia, abbia deciso di adottare, al pari di altri enti locali siciliani, soluzioni fantasiose in materia di informazione pubblica. Nessuno contesta il diritto del sindaco Ruvolo di dotarsi di un portavoce ma preferiremmo che tutto ciò avvenisse attraverso processi chiari e rispettosi del dettato legislativo: esso è garanzia della trasparenza, vero oggetto della legge 150, e del diritto della gente di essere informata correttamente. Avevamo creduto che l'incontro di un anno fa era l'inizio di un percorso comune ma dobbiamo prendere atto che ci eravamo sbagliati.
Con una perseveranza degna di miglior causa, l'Ente si ostina a gestire malamente il delicato tema dell'informazione istituzionale rinnegando persino la sua storia, che lo vide essere tra i primi in Sicilia a dotarsi di un ufficio stampa strutturato, professionalizzato e rispettoso della legge 150 del 2000 e dei successivi accordi sindacali. Un invito a non abbandonare la strada maestra era stato avanzato dai rappresentanti dell'Ordine e del sindacato dei giornalisti (Assostampa e Gruppo uffici stampa) nel luglio del 2016 in occasione di un incontro con il sindaco Ruvolo e con alcuni dirigenti comunali; presto però ci accorgemmo di non essere stati ascoltati perché non fu interrotta, e prosegue tuttora, la pratica di convocare conferenze stampa e inviare comunicati dall'Ufficio di gabinetto.
A peggiorare il quadro complessivo ci sono altre due circostanze: la presenza nel personale comunale di un giornalista, già addetto stampa, inspiegabilmente trasferito nelle scorse settimana al Comando di polizia municipale, che ha in corso un contenzioso con l'Ente per l'applicazione del contratto di lavoro giornalistico; l'opposizione presentata davanti alla Corte d'appello di Roma contro la sentenza di condanna del Comune a versare in favore dell'Inpgi (l'istituto di previdenza dei giornalisti) i contributi maturati dallo stesso collega.
In questo quadro convulso, che è in parte figlio dell'incarico del 2015, il sindaco decide ancora una volta di dotarsi di un giornalista esterno attraverso una procedura non priva di stranezze, mentre sarebbe più prudente avvalersi della professionalità interna o bandire il concorso per addetto stampa più volte annunciato. Fummo facili profeti due anni fa dicendo che quell'incarico non avrebbe portato vantaggi stabili per l'Amministrazione e per i cittadini in termini di trasparenza e, dunque, è facile prevedere come andranno le cose anche stavolta.
La prima stranezza di oggi riguarda proprio la scelta di effettuare una selezione pubblica della quale non si comprende la ragione visto che la legge 150/2000 (recepita in Sicilia con la legge 2/2002) prevede che nella scelta del portavoce, essendo questa una figura fiduciaria, il sindaco goda della massima discrezionalità.
La seconda si riferisce alle mansioni indicate nel bando di selezione: esse assommano quelle del portavoce, più politiche, e dell'addetto stampa, squisitamente istituzionali, con l'effetto di creare una figura ibrida a tutto discapito della trasparenza delle comunicazioni e, dunque, del diritto dei cittadini e dei giornalisti di essere informati correttamente sull'attività del Comune. Come faranno i nisseni a distinguere dove finisce la comunicazione politica e comincia quella istituzionale? Dove finisce la propaganda e comincia l'informazione?
La legge 150, nel bando, è richiamata in lungo e in largo, ma al sindaco è sfuggito che - non a caso - la stessa legge opera una netta distinzione tra ufficio del portavoce e ufficio stampa e che questi due, assieme all'ufficio relazioni con il pubblico, rappresentano le fondamenta dell'intera comunicazione pubblica. Decida, il sindaco, se ha bisogno di un portavoce o di un addetto stampa (di cui già disporrebbe all'interno del Comune), perché le due figure non sono sovrapponibili e svolgono funzioni e mansioni differenti.
La terza stranezza riguarda la fretta con la quale il sindaco Ruvolo ha deciso di chiudere la procedura anticipando di due settimane i termini di presentazione delle domande: in un primo tempo fissati al 20 novembre e ora portati al 6. Perché?
Dispiace constatare che anche Caltanissetta, comune capoluogo di provincia, abbia deciso di adottare, al pari di altri enti locali siciliani, soluzioni fantasiose in materia di informazione pubblica. Nessuno contesta il diritto del sindaco Ruvolo di dotarsi di un portavoce ma preferiremmo che tutto ciò avvenisse attraverso processi chiari e rispettosi del dettato legislativo: esso è garanzia della trasparenza, vero oggetto della legge 150, e del diritto della gente di essere informata correttamente. Avevamo creduto che l'incontro di un anno fa era l'inizio di un percorso comune ma dobbiamo prendere atto che ci eravamo sbagliati.