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Andrea Camporese assolto con formula piena dalle accuse di corruzione e truffa
L’ex presidente dell’Inpgi, la cassa previdenziale dei giornalisti, Andrea Camporese è stato assolto con formula piena, «perché il fatto non sussiste», dalle accuse di corruzione e truffa nel processo milanese con al centro la finanziaria Sopaf. La Procura aveva chiesto per lui una condanna a 4 anni e mezzo. Il Tribunale ha invece condannato, in particolare per alcuni episodi di bancarotta, 6 imputati, tra cui Giorgio Magnoni, che era a capo della società, a 8 anni di reclusione. Assolti altri 4 imputati. (ANSA).
A Camporese, difeso dal legale Ciro Pellegrino, veniva contestata, in particolare, l’accusa di truffa in relazione all’operazione di acquisto da parte dell’ente che presiedeva di quote del Fondo immobili pubblici (Fip) attraverso il quale, secondo la Procura, avrebbe consentito a Sopaf «di realizzare una plusvalenza» di 7,6 milioni - cifra ritenuta, sempre dalla Procura, equivalente all’ammontare del danno per l’Inpgi - tramite la controllata di Sopaf Adenium, guidata da Andrea Toschi. Ed era accusato, poi, di corruzione perché Toschi, stando all’imputazione, gli avrebbe trasferito «risorse finanziarie» per «almeno 200 mila euro».
Le ipotesi d’accusa, tuttavia, non hanno retto al vaglio dei giudici della seconda sezione penale (presidente del collegio Flores Tanga) che ha assolto l’ex presidente della cassa dei giornalisti da tutte e due le imputazioni «perché il fatto non sussiste». Ieri, nell’arringa difensiva l’avvocato Pellegrino aveva sottolineato, tra le altre cose, come nelle sue condotte Camporese abbia «sempre curato gli interessi» dell’ente previdenziale e che l’investimento sulle quote del Fip «è stato il migliore investimento per l’ente dal punto di vista patrimoniale, che ha fatto maturare un grande profitto». Aveva evidenziato, inoltre, che non c'era stata alcuna corruzione nei suoi rapporti con Toschi.
Il Tribunale, poi, accogliendo altre imputazioni formulate dal pm Gaetano Ruta, ha condannato i fratelli Giorgio e Aldo Magnoni per il crac della Sopaf rispettivamente a 8 anni di carcere e a 2 anni (pena sospesa). Per loro come per altri imputati, però, è caduta l’accusa di associazione a delinquere, assieme ad altri reati. A 5 anni è stato condannato Andrea Toschi, a 4 anni Alberto Ciaperoni, ex direttore finanziario di Adenium, a 6 anni Gianluca Selvi, ai tempi presidente della cooperativa Confidi-Prof, e a 3 anni e 6 mesi Fabrizio Carracoi.
Assolti, invece, oltre a Camporese, Aimone Beretta, William Zappaterra (per entrambi l’assoluzione era stata chiesta dal pm), Gianfranco Paparella e Andrea Magnoni. I giudici hanno anche disposto a carico di alcuni imputati confische per diversi milioni di euro e hanno condannato Giorgio Magnoni a versare una provvisionale di risarcimento di 7 milioni a favore della curatela di Sopaf. Disposte altre due provvisionali per 10 milioni di euro a favore della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza dei ragionieri e periti commerciali, il cui ex presidente Paolo Saltarelli è stato già condannato in un altro filone dell’inchiesta. (ANSA).
A Camporese, difeso dal legale Ciro Pellegrino, veniva contestata, in particolare, l’accusa di truffa in relazione all’operazione di acquisto da parte dell’ente che presiedeva di quote del Fondo immobili pubblici (Fip) attraverso il quale, secondo la Procura, avrebbe consentito a Sopaf «di realizzare una plusvalenza» di 7,6 milioni - cifra ritenuta, sempre dalla Procura, equivalente all’ammontare del danno per l’Inpgi - tramite la controllata di Sopaf Adenium, guidata da Andrea Toschi. Ed era accusato, poi, di corruzione perché Toschi, stando all’imputazione, gli avrebbe trasferito «risorse finanziarie» per «almeno 200 mila euro».
Le ipotesi d’accusa, tuttavia, non hanno retto al vaglio dei giudici della seconda sezione penale (presidente del collegio Flores Tanga) che ha assolto l’ex presidente della cassa dei giornalisti da tutte e due le imputazioni «perché il fatto non sussiste». Ieri, nell’arringa difensiva l’avvocato Pellegrino aveva sottolineato, tra le altre cose, come nelle sue condotte Camporese abbia «sempre curato gli interessi» dell’ente previdenziale e che l’investimento sulle quote del Fip «è stato il migliore investimento per l’ente dal punto di vista patrimoniale, che ha fatto maturare un grande profitto». Aveva evidenziato, inoltre, che non c'era stata alcuna corruzione nei suoi rapporti con Toschi.
Il Tribunale, poi, accogliendo altre imputazioni formulate dal pm Gaetano Ruta, ha condannato i fratelli Giorgio e Aldo Magnoni per il crac della Sopaf rispettivamente a 8 anni di carcere e a 2 anni (pena sospesa). Per loro come per altri imputati, però, è caduta l’accusa di associazione a delinquere, assieme ad altri reati. A 5 anni è stato condannato Andrea Toschi, a 4 anni Alberto Ciaperoni, ex direttore finanziario di Adenium, a 6 anni Gianluca Selvi, ai tempi presidente della cooperativa Confidi-Prof, e a 3 anni e 6 mesi Fabrizio Carracoi.
Assolti, invece, oltre a Camporese, Aimone Beretta, William Zappaterra (per entrambi l’assoluzione era stata chiesta dal pm), Gianfranco Paparella e Andrea Magnoni. I giudici hanno anche disposto a carico di alcuni imputati confische per diversi milioni di euro e hanno condannato Giorgio Magnoni a versare una provvisionale di risarcimento di 7 milioni a favore della curatela di Sopaf. Disposte altre due provvisionali per 10 milioni di euro a favore della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza dei ragionieri e periti commerciali, il cui ex presidente Paolo Saltarelli è stato già condannato in un altro filone dell’inchiesta. (ANSA).