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Caltanissetta e lo "strano" caso dell'ufficio stampa
Lo scorso 15 giugno il Consiglio regionale dell'Assostampa, all'interno del dibattito riguardante gli uffici stampa, ha affrontato la paradossale vicenda dell'ufficio stampa del comune di Caltanissetta. Una situazione che si aggiunge ad altri casi di diritti negati, come a Bagheria, frutto di un perverso intreccio fra politica e burocrazia. A raccontare in aula la vicenda il collega interessato Pier Paolo Olivo. Sulla questione pubblichiamo una nota del Presidente del Gruppo uffici stampa Sicilia, Francesco Di Parenti.
Le notizie che trapelano sull’Ufficio stampa del comune di Caltanissetta non possono che creare preoccupazione e descrivono un’Amministrazione in grande confusione, che si muove senza i giusti riferimenti normativi. Di fatto, si sta privando un capoluogo di provincia di un fondamentale strumento di trasparenza impedendo all’unico giornalista interno, Pier Paolo Olivo, di proseguire il lavoro svolto da otto anni a questa parte e questo nonostante una recente sentenza a lui favorevole.
Un comportamento inammissibile, che fa compiere al comune di Caltanissetta un salto indietro non solo rispetto alla legge sugli uffici stampa (la 150 del 2000) ma anche rispetto alla storia stessa dell’Ente, che fino a non molti anni fa poteva contare su due addetti stampa a tempo pieno e inquadrati, nel pieno rispetto della normativa in vigore, con contratto giornalistico. Una vera e propria marcia del gambero a tutto discapito di un collega e, soprattutto, dei cittadini che così sono privati del loro diritto ad essere informati in maniera compiuta sull’attività del Comune. Paradossalmente, tutto questo accade mentre nel resto d’Italia la pubblica amministrazione si dota di uffici stampa sempre più professionalizzati e con le giuste competenze per confrontarsi con il complesso mondo dell’informazione e dei social media, un mondo la cui evoluzione procede di pari passo con quella tecnologica e informatica.
Forse per rassicurare l’opinione pubblica rispetto a tale anomala situazione e al deficit di trasparenza subito dai cittadini nisseni, nei giorni scorsi il sindaco, Giovanni Ruvolo, ascoltato da una commissione consiliare, ha assicurato che il prossimo anno l’Ente si doterà di un ufficio stampa attraverso un concorso pubblico. Un annuncio che il sindacato dei giornalisti accoglie con soddisfazione, solo che non si comprende la ragione per cui il Comune abbia intanto deciso di privarsi dell’addetto stampa vietandogli di continuare a svolgere il suo lavoro, mentre risulta che dal palazzo municipale si stia continuando a informare le testate giornalistiche e a organizzare conferenze stampa. Sarà interessante conoscere la persona incaricata a “sostituire” Olivo, soprattutto sarà interessante per l’Ordine sapere il nome del funzionario che ha deciso di esercitare abusivamente la professione giornalistica, comportamento sanzionato dal codice penale. Perché questo comportamento proprio mentre la sezione Lavoro del tribunale di Roma ha condannato il Comune a versare all’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani i contributi maturati da Olivo per il suo lavoro di addetto stampa? Perché tanta ostinazione nonostante un giudice abbia riconosciuto la natura giornalistica delle mansioni svolte dal collega?
Sono le parole del sindaco Ruvolo a dare la dimensione della confusione presente al Comune su questa materia. Secondo quanto riferito dal quotidiano La Sicilia, egli avrebbe sostenuto che quello di Caltanissetta non può essere definito un vero Ufficio stampa perché privo di funzionari di categoria C e D. Dichiarazione poco decifrabile e che desta qualche preoccupazione in vista dell’annunciato concorso. Sfugge al sindaco Ruvolo che in Sicilia (unica regione italiana), così come previsto nella sentenza della Corte costituzionale riportata nella decisione del tribunale di Roma, è già stata effettuata una contrattazione collettiva il cui accordo (pubblicato dalla Gurs del 16 novembre del 2007) individua le figure professionali e le qualifiche degli uffici stampa pubblici e prevede l’applicazione del contratto di lavoro giornalistico. Quell’intesa oggi trova riscontro nelle sezioni Lavoro dei tribunali che col passare del tempo stanno costituendo una corposa e costante giurisprudenza e stanno premiando il lungo e tenace impegno dall’Associazione siciliana della stampa.
La strada è tracciata, anche se gli ostacoli non mancano. Li mette la burocrazia, che vede i giornalisti degli uffici stampa come dei corpi estranei alla pubblica amministrazione; e li mettono i politici, rimasti affezionati all’idea dell’addetto stampa amico e megafono delle loro gesta piuttosto che divulgatore oggettivo e imparziale tra i cittadini dell’attività amministrativa. È una marcia lenta ma dalla quale non cederemo perché in gioco ci sono la trasparenza del Palazzo e il diritto dei cittadini a essere informati e a controllare il lavoro dei loro rappresentanti.
È una battaglia di civiltà nel nome della democrazia.
Francesco Di Parenti
Presidente del Gruppo uffici stampa
dell’Associazione siciliana della stampa