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“Caso Medhanie”, Assostampa e FNSI: "Il giudice Cammarata si astenga dal giudicare il collega Lorenzo Tondo, è incompatibile"

“Che un giornalista scopra e scriva di un clamoroso errore giudiziario dovrebbe essere elemento di merito e non pretesto per una querela nei suoi confronti. Che il giudice che ha convalidato il fermo di un migrante al centro di questo errore, non si astenga dal giudicare il giornalista oggi a giudizio per diffamazione, appare inopportuno e preoccupante per la garanzia di giusto processo dovuto ad ogni cittadino italiano”. Lo sostiene la segreteria regionale di Assostampa Sicilia schierandosi, assieme alla FNSI a sostegno del collega Lorenzo Tondo del Guardian.
“Scrivere il vero non può diventare un atto di condanna per chi fa cronaca. Due però sono state le cause civili notificate al giornalista, tra dicembre 2019 e gennaio 2020, per diffamazione: una per un suo post su Facebook e un’altra per i suoi articoli pubblicati sul Guardian. Tondo aveva realizzato un’inchiesta, sull’arresto del giovane falegname eritreo, Medhanie Tesfamaria Behre, per traffico di esseri umani mettendo in dubbio i cardini delle acquisizioni giudiziarie. L’andamento processuale aveva confermato la ricostruzione del reporter, ma il pubblico ministero ha avanzato causa civile. Tondo è stato intercettato dalla procura siciliana, mentre parlava con una fonte riservata utile al suo lavoro d’inchiesta e le trascrizioni sono state depositate agli atti. Oggi una nuova incredibile notizia: lo stesso magistrato che ha convalidato il trattenimento di Medhanie al Cpr di Caltanissetta Calogero Cammarata, dovrebbe giudicare Lorenzo Tondo per diffamazione, in quanto la causa riguarda un magistrato di Palermo e quindi quello nisseno è il foro di competenza. Chiediamo quindi - conclude la segreteria di Assostampa Sicilia che venga rivista questa assegnazione e che nelle more il giudice Cammarata si astenga per evidenti ragioni di opportunità”.
Del caso Medhanie si era occupata anche la giornalista di Repubblica Romina Marceca, querelata pure lei dal pm palermitano, ma in questo caso nello scorso mese di ottobre la magistratura nissena ha già valutato come corretto il lavoro della cronista e nella sentenza si spiega che: "Il nodo principale della presente controversia, come peraltro evidenziato dalle stesse parti, attiene dunque alla verità dei fatti narrati negli scritti in questione, segnatamente al preteso attacco del pm “ai cronisti” ed alla critica che ne è conseguita da parte della giornalista - ha confermato la completa legittimità della critica espressa dalla Marceca sia nell’articolo diffuso su la Repubblica, sia nell’ambito del post diffuso sulla sua pagina Facebook". E per questi motivi sono state respinte le richieste del pm Ferrara.
Sulla vicenda era intervenuto il Consiglio d'Europa per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei reporter che ha indicato come una potenziale "intimidazione" le querele per diffamazione in sede civile nei confronti del giornalista italiano Lorenzo Tondo, corrispondente del Guardian per l'Italia meridionale, presentata dal sostituto procuratore di Palermo, Calogero Ferrara.