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Addio a Maurizio Andriolo, da Palermo a Milano protagonista nella professione e nella Fnsi

Addio a Maurizio Andriolo, da Palermo a Milano protagonista nella professione e nella Fnsi

Con la morte del collega Maurizio Andriolo, scompare un pezzo della storia del giornalismo democratico e della sua migliore tradizione sindacale. Un giornalista di altri tempi. Colto, elegante, gentile ma durissimo. Si definiva il perfetto mix tra le sue radici sicule e l’essere stato adottato da Milano. Assetato di viaggi. Innamorato perdutamente della cultura francese, tanto che comprò casa in Francia. Era un uomo, e un giornalista, leale e per bene: affidabile. 

Maurizio, palermitano di nascita (nato nel 1929 , in un palazzo  all’incrocio tra via Catania e via Villafranca) aveva lasciato la città nel 1956 per imboccare l’impervia strada del giornalismo (perché non era un raccomandato) emigrando a Roma, a “Momento sera”. Da li in poi rivelerà qualità di cronista eccellente. Tanto che nel 1974 verrà assunto a Milano al “ Corriere della sera”, giusto in coincidenza con il giorno (13 maggio) della storica sconfitta della “Democrazia Cristiana” al referendum sul divorzio. 

Al Corriere della sera scrive pagine di storia sindacale con altri giovanissimi e straordinari cronisti : dalla splendida Maria Grazia Molinari  al carismatico Giorgio Santerini (grande segretario della FNSI), e tanti altri, ma soprattutto fu grande amico dell’allora giovane Walter Tobagi. Tutti legati dalla comune cultura socialista e democratica che in quel difficile (e controverso) contesto milanese , fu in grado di produrre due strumenti politici che influenzeranno, comunque, la storia sindacale(seguente e migliore) dei giornalisti italiani . 

Anzitutto, la nascita di una corrente sindacale colta, democratica e combattiva, “Stampa Democratica”, che diventerà l’incubatore di nuove generazioni di cronisti preparati indipendenti e democratici, a Milano e fuori Milano. Poi (dopo lo scandalo della P2), fu uno dei coautori del capolavoro normativo e para-contrattuale dello “Statuto democratico dei giornalisti al Corriere della Sera” che allineò il Corriere della sera  a livello di similari prestigiose esperienze già in essere al “Frankfurter Allgemeine Zeitung”(Francoforte) ed a “Le Monde” (Parigi) .

Dopo l’assassinio di Walter Tobagi nel maggio del 1980, Maurizio intensificò la sua militanza sindacale e per 12 anni fu eletto nel Comitato di redazione del “Corriere della Sera”, compartecipando alla campagna per ottenere verità e giustizia  sulla morte di Walter. Fino al 1992 quando diventò per la prima volta presidente dell’Associazione della Stampa Lombarda. Vi rimase sino al 1996, per ritornarvi nel 2001 sino a tutto il 2004, quando si dovette dimettere x diventare vicepresidente dell’INPGI, dove vi rimase sino al 2012. In quell’occasione, ad 83 anni pregò i colleghi di dispensarlo dal continuare la sua militanza sindacale, perché era impegnato nel resettare la sua vita a venire. Che si preannunciava con meno viaggi e un ruolo politico democratico del giornalismo, sempre più annacquato dalla preponderante e prepotente finanza liberista di cultura anglosassone. Quanto di più lontano dalla sua cultura umanista e francofona, democratica  e socialista. Caro Maurizio mancherai moltissimo a tutti quelli che ti hanno conosciuto. 

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