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Gian Mauro Costa: "La libertà di stampa è in pericolo, dopo 30 anni torno nel sindacato"

Gian Mauro Costa: "La libertà di stampa è in pericolo, dopo 30 anni torno nel sindacato"

 di Tiziana Tavella

tiziana tavella“Uno degli indici di pericolosità, in tutti i sistemi democratici, sono le minacce alla libertà di stampa. In questo momento l’agibilità della libertà di stampa in Italia è fortemente compromessa dalle leggi che sono in itinere e che rischiano davvero più che di limitare, di censurare vere e proprie aree di controllo democratico esercitato dalla stampa al servizio dei cittadini, come quelle che  vedono come protagonisti in negativo i rappresentanti delle istituzioni, delle amministrazioni etc...”.  C’è una riflessione sul pericolo reale per la democrazia assieme al desiderio di dare forza ai giovani sostenendone il diritto al contratto di lavoro Fnsi-Fieg quello che ha fatto maturare in Gian Mauro Costa, giornalista e scrittore palermitano con una storia professionale tra il giornale “ L’Ora” e la Rai, alla base della scelta di iscriversi all’Associazione Siciliana della Stampa dopo 30 anni di assenza, coinvolgendo anche il figlio Gabriele.

Quali sono i fattori che inquinano oggi il buon giornalismo?

“Direi, innanzitutto, la situazione politica.  Accanto alle proposte di legge per la limitazione dell’agibilità e del lavoro dei giornalisti c’è l’abolizione dell’abuso d’ufficio che rientra tra i reati cosiddetti spia importantissimi per valutare l’operato di un’amministrazione e le eventuali collusioni con le organizzazioni criminali. In tutto questo mi sembra che ci sia un clima di intimidazione generale e  si sia arrivati a proposte che sembrano farneticanti come quelle del controllo sulla veridicità di una notizia o meno, cosa che naturalmente è importante ma che spetta non a soggetti terzi ma al giornalista che fa il suo lavoro ed eventualmente al direttore della testata in cui lavora.”

I sistemi di informazione cambiano e diventano iperpresenti ed iperveloci, mentre giornalisti ed i giornali vivono la loro massima crisi, perché? 

“Parliamo di un mondo alla fine di un’epoca rispetto a quando io ho cominciato a fare il giornalista al giornale L’ora. Adesso i giornali di carta sono fortemente in crisi un po’ perché non hanno saputo adattarsi ed un po’ perché si sono accorti troppo tardi dei grandi cambiamenti dei sistemi di comunicazione. Il giornale di carta doveva smettere di dare notizie e basta sapendo che li sarebbe stato sempre in ritardo rispetto a quello che è diventato invece il ruolo dei social, del web puntando dall’ inizio a fare su scelte precise andando sull’approfondimento, sull’inchiesta, sul commento alla notizia o comunque rivolgersi a dei settori specifici di interesse che non potevano essere coperti dai social, nonostante il grande affollamento di notizie.  Il bombardamento di informazioni dovrebbe creare, invece, l’effetto paradosso di dare nuova vitalità al giornalismo non di mortificarlo. Sappiamo quanto stiano dilagando le fake news, sappiamo quanto nelle informazioni possano esserci interessi di parte spesso perché in qualche modo manipolati da interessi commerciali. Se in questa selva di notizie  si affermasse una voce autorevole, sgombrando da tutto ciò che è spazzatura alla fine non potrebbe che essere di grande rilancio al giornalismo e alla figura del giornalista che così viene mortificata”. 

Perché da giornalista pensionato diventa importante per il futuro dei giovani essere iscritto al sindacato?

“Pensare al futuro dei giovani che accedono a questa professione, tra cui ci sono anche i miei figli, è stata proprio l’altra spinta verso la tessera sindacale. I giovani giornalisti si trovano in un panorama editoriale blindato, sempre più in crisi,  sempre più mal disposto a offrire collocazioni e  retribuzioni adeguate. Tutto questo porta acqua al mulino della disinformazione e della fine del giornalismo. Una parte di responsabilità di questo quadro attualmente catastrofico va anche agli editori che invece di puntare sulla qualità maggiore e premiare, quindi, chi fa informazione corretta, adeguata, si sono prestati invece a questo gioco al massacro di declassificare e dequalificare sempre più il lavoro di giornalista pagandolo con cifre risibili e quindi creando un esercito di precari che non hanno motivazione e sono in balia di questo momento  ”.

Perché non si può ridurre a mero corporativismo la difesa del contratto come diritto dei giornalisti?

“La difesa  del contratto è la difesa di un diritto essenziale come lo è l’equo compenso per i giornalisti e la vigilanza su quello che accade nelle redazioni laddove ancora di redazioni si può parlare e non di accozzaglie di presenze più o meno manipolabili per interessi altri. È chiaro che  in questo il sindacato ha perso terreno e varie battaglie ed è un momento difficile ma il momento decisivo in cui deve recuperare questo ruolo". 

Giornalismo come espressione di militanza civile. Utopia o dovere?

“Militanza per un giornalista significa sposare in pieno la missione del giornalista fatta di amore per i fatti, curiosità, voglia di non accontentarsi della verità preconfezionata e cercare di scavare, mettere in dubbio. Tante volte noi, che cominciavamo ad apprendere il mestiere, ci siamo ritrovati, e questa è una delle grandi lezioni che ho avuto lavorando per il giornale L’Ora, con i colleghi più esperti di cronaca nera o politica che ci insegnavano, che bisognava capire perché funzionario di polizia ci avesse detto come se fosse un indiscrezione o uno scoop una certa notizia perché in realtà, potevamo diventare portatori sani, invece, di un  virus.  Bisogna anche capire che questo è un mestiere totalizzante, che richiede di fare una corresponsione tra comportamento ed etica all’altezza del lavoro , cosa nella quale ancora io credo. Se c’è un giornalista che riceve un regalo, un dono, un’autorizzazione da parte di quelli che invece devono essere i soggetti su cui tu devi scrivere, su cui devi esercitare un potere critico, non ci possono essere legami ambigui o rapporti basati sui favori”.

 

gian mauro costaGian Mauro Costa. Giornalista e scrittore palermitano ha iniziato la carriera al giornale L’Ora di Palermo per cui era cronista di nera e giudiziaria, spettacoli e cultura. Nei primi anni novanta passa a lavorare in Rai nella sede di Palermo dove è stato  anche  conduttore del Gr regionale. Per anni ha collaborato con Linus, ed è stato corrispondente de “ Il Manifesto”, di AdnKronos e dell'emittente di stato tedesca Wdr-Radio Colonia e ha realizzato reportage giornalistici e documentari radiofonici e televisivi per la Reuters oltre che per emittenti radiofoniche e televisive di Germania e Olanda. Nella sua attività di scrittore ha pubblicato numerosi romanzi per Sellerio ed anche per Mondadori  arrivando più volte finalista al premio Scebarbenco. Importante la produzione di documentari e film inchiesta da lui realizzati con più ruoli. Dal 2015 è direttore artistico del cinema Rouge et Noir di Palermo. 

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