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Giornalisti minacciati, la Sicilia seconda regione. Ossigeno: "Italia paese con maggior rischio in Europa"

Giornalisti minacciati, la Sicilia seconda regione. Ossigeno: "Italia paese con maggior rischio in Europa"

La Sicilia è la seconda regione d'Italia per le minacce ai giornalisti. L'osservatorio di Ossigeno per l'informazione ha reso noto i dati per il 2023. Il Lazio è in testa  nella somma degli attacchi ai giornalisti che vanno dagli atti intimidatori alle querele temerarie, seguita da Sicilia, appunto, e da Campania. Ma è il dato complessico che suscita allarme: in nessun paese europeo si registra un numero così alto di attacchi alla libertà di informazione. Il contatore di Ossigeno partito nel 2006 registra ad oggi un totale di settemila casi.

 IL REPORT COMPLETO DI OSSIGENO

Nel dicembre 2023 il Contatore di Ossigeno ha superato quota settemila giornalisti minacciati, di cui 500 conteggiati nel corso del 2023 (il 24% donne, di cui il 10% bersaglio di minacce di genere). L’Italia è il paese con più giornalisti minacciati, dicono questi dati raccolti e verificati da Ossigeno per l’Informazione, questo numero di minacciati che non ha paragone in nessun altro paese. Questi dati dicono che in Italia quello delle minacce ai giornalisti è un grande problema irrisolto che meriterebbe molta più attenzione e adeguate soluzioni. Il Contatore di Ossigeno aumenta di una unità per ogni giornalista minacciato rilevato dall’Osservatorio. E’ partito da zero nel 2006, l’anno in cui Ossigeno per l’informazione, colmando una lacuna allora avvertita ancor meno di oggi, ha iniziato osservare con continuità il fenomeno delle minacce ai giornalisti, ha cominciato a rilevare, censire, verificare e pubblicare notizie e dati su queste gravi violazioni della libertà di stampa e del diritto di informazione codificato dall’Articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo. Per vincere l’incredulità generale, in questi anni Ossigeno ha pubblicato uno per uno il nome e la storia di ognuno dei giornalisti colpiti da violazioni che oscurano importanti notizie di interesse pubblico e allo stesso tempo causano gravi difficoltà ai giornalisti e agli altri operatori dei media, scoraggiando la pubblicazione di informazioni scomode per il potere e i potenti. il Contatore, che è pubblicato in evidenza sulla homepage del sito dell’Osservatorio www.ossigeno.info è la fonte più completa e attendibile per valutare l’andamento del fenomeno delle minacce ai giornalisti in Italia. E’ la fonte di riferimento per numerose istituzioni nazionali e internazionali. Da ultimo è stato aggiornato il 18 dicembre 2023 e comprende anche i dati del 2023 rilevati fino a quel giorno.

giorna minacc

I DATI DEL 2023

Da gennaio a dicembre di quest’anno sono stati rilevati 185 episodi di intimidazioni e minacce nei confronti di 500 operatori dei media (giornalisti, blogger, video-operatori), di cui il 24% è costituito da donne, colpite per il 10% da minacce di genere.
Rispetto al 2022, Ossigeno ha censito meno minacciati: erano stati 721 l’anno scorso. Non significa che la situazione è migliorata, perché come già rilevato nel rapporto del primo semestre di quest’anno (leggi qui), nel 2023 l’Osservatorio ha operato con meno risorse e quindi mettendo al lavoro meno osservatori. Come abbiamo imparato nella stagione del Covid, con meno risorse si fanno meno tamponi e si trovano meno positivi. Secondo l’analisi di Ossigeno, nel 2023 il fenomeno delle intimidazioni contro chi divulga notizie di interesse pubblico è rimasto un grande problema irrisolto, con una incidenza non inferiore a quella dell’anno precedente e con lo stesso andamento preoccupante già evidenziato da Ossigeno e confermato dai dati del Ministero dell’Interno: il calo delle denunce da parte dei giornalisti colpiti da minacce e intimidazioni. Anche nel 2023 molti giornalisti hanno taciuto le violenze e gli abusi che hanno subito e hanno rinunciato a denunciarle, per paura di subire ulteriori danni, per timore di essere isolati, per scarsa fiducia nelle istituzioni di fronte al continuo rinvio delle contromisure.

Nel 2023 Ossigeno, sia pure con risorse più limitate del 2022, ha potuto effettuare 130 verifiche approfondite che hanno permesso di certificare minacce e intimidazioni nei confronti di 186 giornalisti. Le verifiche sono state fatte applicando il Metodo consolidato che fornisce oltre 50 indicatori e implica un complesso lavoro redazionale di fact-checking (leggi qui). Altri 55 casi rilevati dall’Osservatorio sono stati segnalati come probabili intimidazioni, cioè come episodi sui quali l’Osservatorio ha potuto raccogliere dati non sufficienti per dichiarali certificati. (Leggi: Probabili intimidazioni da luglio a dicembre 2023; Probabili intimidazioni da gennaio a giugno 2023).

CHI MINACCIA E IN CHE MODO

I dettagli sono stati ricavati in relazione ai 319 minacciati in 130 episodi di violazione alla libertà di stampa certificati in modo approfondito.

TIPOLOGIA ATTACCHI 

Il 36% ha subito forme di avvertimenti, soprattutto insulti, minacce verbali e attacchi sui social; il 34% è stato vittima di abusi di azioni legali, soprattutto querele temerarie; il 13% aggressioni fisiche; l’11% forma di ostacolato accesso all’informazione; infine, il 5% danneggiamenti all’attrezzatura di lavoro

PROVENIENZA MINACCE

La maggior parte delle minacce è di origine sociale, privati cittadini soprattutto (37%); gli esponenti pubblici sono coloro che nel 29% dei casi rivolge minacce ai cronisti. In particolare, oltre la metà degli episodi di abuso di denunce e azioni legali proviene da amministratori locali o esponenti politici nazionali. La matrice mafiosa o di altri ambienti criminali corrisponde al 13% dei casi. Seguono, parimenti al 7%, la provenienza sconosciuta, come nel caso delle lettere intimidatorie e le minacce dal mondo imprenditoriale. Infine, si attestano al 3% le minacce che derivano dal mondo editoriale e mediatico.

DOVE AVVENGONO LE MINACCE

Rispetto alla distribuzione geografica, il Lazio è la regione con il più alto numero di minacciati (31% rispetto al totale), dato che conferma la tendenza degli ultimi anni. Seguono la Sicilia (16%) e la Campania (14%).

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