| Palermo
Che cosa succede se una querela contiene una calunnia?
L’archiviazione delle accuse di diffamazione a Leandro Salvia e il largo abuso del diritto di difendere la propria reputazione
In Sicilia il giornalista Leandro Salvia, prima di essere prosciolto da ogni accusa ha sopportato ingiustamente angosce e spese legali per difendersi in un procedimento penale basato su accuse false. La sua vicenda si presta ad alcune considerazioni sui metodi con cui la magistratura potrebbe contrastare questi abusi.
Il processo per diffamazione a mezzo stampa è stato promosso da una candidata alle elezioni comunali di San Cipirello (Pa) risultata non eletta che aveva chiesto al giornalista centomila euro di danni, accusandolo falsamente di avere scritto il falso su di lei.
Oltre a esprimere solidarietà a questo giornalista, Ossigeno sottolinea che la conclusione di questo processo ha mostrato che era nato da una querela contenente accuse sulla cui veridicità il pubblico ministero ha svolto un’indagine appurando che erano false e infondate.
Durante il processo, la querelante si è opposta all’archiviazione proposta dal pubblico ministero, ha chiesto di indagare sugli incarichi di lavoro e sulle idee politiche del giornalista. Poi davanti al pm ha ammesso che almeno una delle accuse da lei rivolta al giornalista, la più circostanziata, era falsa: l’accusa di essere stata descritta come un personaggio politico connesso all’attività dell’amministrazione comunale, di San Cipirello, un’amministrazione che due anni prima, nel 2019, era stata commissariata a causa di infiltrazioni di stampo mafioso.
Chiediamoci: pur di proteggere la propria immagine, si possono negare i fatti? Si possono accusare giornali e giornalisti di reati inesistenti? Si può farlo impunemente formulando false accuse con querele e citazioni in giudizio inviate alla magistratura?
No, non si può. Chi lo fa commette il reato di calunnia che è punito dall’articolo 368 del Codice Penale con la reclusione da due a sei anni.
Pensiamo che nel caso specifico del processo a Leandro Salvia, di fronte all’ammissione della querelante di avere falsamente accusato il giornalista, il giudice e il pm avrebbero potuto contestarle d’ufficio il reato di calunnia consumata attraverso la querela.
Infatti la querela è una formale denuncia di reato e quando si formulano false accuse di reato contro qualcuno inviandole a un pubblico ufficiale si danneggia la giustizia, si commette il reato di calunnia e si fa anche un abuso del processo, in quanto i procedimenti giudiziari si svolgono esclusivamente per finalità di giustizia e non per consentire a qualcuno di difendere un suo interesse personale a dispetto della verità.
Ogni anno in Italia nascono circa diecimila nuove querele per diffamazione a mezzo stampa e nove su dieci si concludono con il proscioglimento degli accusati. Il numero di questi processi cresce di anno in anno.
Per fermare l’enorme proliferazione delle querele per diffamazione a mezzo stampa infondate o pretestuose tutti, anche Ossigeno, sollecitano il Parlamento ad approvare nuove leggi e nuove norme deterrenti.
Ma innanzitutto Ossigeno chiede alla magistratura di applicare sistematicamente quelle norme (come la contestazione del reato di calunnia e di abuso del processo) che già esistono a questo scopo nei nostri codici e attendono solo di essere applicate, ogni volta che i fatti e i comportamenti processuali lo consentono.
Alberto Spampinato