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“Promuovere brand è giornalismo”. Contestato un corso dell’Ordine secondo cui la risposta alla precarizzazione è che il giornalista promuova prodotti e marchi
“Brand journalism”. Sulla piattaforma di formazione professionale continua dell’Ordine nazionale viene pubblicato un corso su una materia ambigua e scivolosa - curare il marketing come risposta alla precarizzazione del lavoro giornalistico - indicato come “organizzato e proposto dall’Ordine di Sicilia”.
Viene contestato però che il corso sarebbe stato inviato all’insaputa dell’Ordine di Sicilia, non essendo mai stato discusso in consiglio regionale nonostante la delicatezza del tema.
Il presidente dell’Ordine di Sicilia Roberto Gueli decide quindi di annullare l’evento, previsto in presenza il 29 aprile a Catania. Gli iscritti ricevono infatti la comunicazione di sospensione, ma il segretario Daniele Ditta, in aperto contrasto con la decisione del suo presidente annuncia sui social che il corso lo terrà lo stesso. Ditta posta sul suo profilo Facebook tanto di locandina, con logo dell’Odg e l’avviso che il 29 saranno riconosciuti 3 crediti (?), invitando i colleghi a partecipare: “Il corso di formazione previsto a Catania, Palazzo Biscari, si farà comunque. Io ci sarò. Ne vedremo delle belle…”
Da tempo la categoria attende una riforma che riscriva l’ormai anacronistica legge istitutiva del 1969. Uno degli aspetti fondamentali è l’attualità della definizione di giornalista, che tenga conto dei sempre più ineffabili profili professionali “digital”. Il tema delle “nuove professioni” è strettamente correlato all’identità e al ruolo del giornalista, troppo spesso confuso oggi con un “social media manager”, indistinto da quello del blogger e da varie/vaghe figure con descrizione anglofona.
Oggetto di contestazione è il corso di formazione professionale continua sulla piattaforma ufficiale dell’Ordine nazionale formazionegiornalisti.it dal titolo “L’universo nascente del brand journalism, come sviluppare progetti editoriali per aziende e marchi”, presentato come segue:
“Non solo uffici stampa: nuovi sbocchi professionali all'interno delle imprese per superare la crisi del giornalismo tradizionale. In Italia, otto lavoratori autonomi su dieci dichiarano redditi inferiori a 10mila euro all'anno. La precarizzazione della categoria è ormai un dato consolidato.
C'è una strada per invertire la rotta? Portare il giornalismo dentro le aziende private, protagoniste oggi di un progressivo processo di disintermediazione che però non può fare a meno dell'apporto dei professionisti dell'informazione. Giornalisti 4.0 che, attraverso la forza delle notizie, siano in grado di raccontare contenuti di valore ed aumentare la reputazione di un brand.”
Sul tema, la Carta dei doveri del giornalista prescrive che “il giornalista:
a) assicura ai cittadini il diritto di ricevere un’informazione corretta, sempre distinta dal messaggio pubblicitario attraverso chiare indicazioni;
b) non presta il nome, la voce, l’immagine per iniziative pubblicitarie. Sono consentite, a titolo gratuito e previa comunicazione scritta all’Ordine di appartenenza, analoghe prestazioni per iniziative pubblicitarie volte a fini sociali, umanitari, culturali, religiosi, artistici, sindacali.” In particolare, per quanto riguarda gli uffici stampa, pubblici o privati, le norme deontologiche esprimono chiaramente che “il giornalista che opera negli uffici stampa separa il proprio compito da quello di altri soggetti che operano nel campo della comunicazione”.
Riportiamo di seguito il testo integrale della lettera di protesta e richiesta di chiarimenti inviata da quattro consiglieri dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia sull’accaduto.
A Roberto Gueli
presidente Ordine dei giornalisti di Sicilia
e p.c.
Carlo Bartoli
presidente Ordine nazionale dei giornalisti
Maurizio Paglialunga
coordinatore Cts del Cnog
Caro presidente, veniamo a conoscenza che il 29 aprile si terrà a Catania un corso, organizzato dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia, sul tema: “L’universo nascente del brand journalism, come sviluppare progetti editoriali per aziende e marchi”. Il corso è moderato dal segretario Daniele Ditta.
Siamo costretti a rappresentarti alcune osservazioni molto critiche sull’iniziativa. Una riguarda il metodo. Prima di promuovere il corso, che tocca il tema cruciale dell’evoluzione e dell’involuzione della professione, sarebbe stato utile un confronto all’interno del consiglio che purtroppo non c’è stato. In quella sede si sarebbe stimolata una riflessione che avrebbe sconsigliato di promuovere un corso del genere. E siamo all’osservazione nel merito. Il brand journalism è concepito come una modalità di marketing che cerca di utilizzare le metodologie del giornalismo per obiettivi che con il giornalismo hanno poche affinità. Serve infatti a promuovere le imprese e i loro brand. L’adesione a questa forma di comunicazione viene spesso giustificata come una “nuova via” in grado di sviluppare – citiamo dal titolo del corso – un “universo nascente” che ha propri metodi, propri obiettivi, proprie professionalità, proprie logiche. Tutti elementi nei quali è difficile riconoscere i principi fondanti del giornalismo, i suoi valori, i suoi presidi deontologici.
La crisi del sistema dell’informazione pone nuove sfide. Di questo siamo consapevoli testimoni. Ma la soluzione sta nell’investimento sulla qualità, come si sta facendo da tante parti, non certo sulla contaminazione e sui processi involutivi che cancellano una lunga storia di libertà, pagata a caro prezzo soprattutto in Sicilia, e di distanza dai centri di potere politico ed economico.
Ti rassegniamo queste riflessioni per sottolineare il grave errore che sia proprio l’Ordine a farsi interprete di una evoluzione che conduce a una deriva della professione. È legittimo cercare di comprendere dove portano le spirali della crisi ma basta scegliere la strada più conducente e sapere distinguere tra ciò che è giornalismo e ciò che non lo è.
Ti preghiamo, caro presidente, di fermare subito e di correggere quello che consideriamo un grave errore di metodo, di sostanza e di prospettiva.
Tiziana Martorana - Filippo Mulé - Franco Nicastro - Katia Scapellato*
Palermo, 28 aprile 2022
*componenti del consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia
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