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Equo compenso e tutela dei giornalisti autonomi, la Clan Fnsi: «La precarietà distrugge l’informazione»
La Commissione lavoro autonomo nazionale del sindacato dei giornalisti esprime «viva preoccupazione» per la deriva dei diritti e del mercato del lavoro nel settore e chiede al governo interventi urgenti contro le «storture che ledono il diritto dei cittadini ad un'informazione libera». Il documento dell'ultima riunione.
La Commissione lavoro autonomo della Fnsi esprime «viva preoccupazione per la deriva dei diritti e del mercato del lavoro dell’informazione. E si appella al presidente del Consiglio, al sottosegretario all’Editoria, ai ministri della Giustizia e del Lavoro, affinché intervengano con urgenza sulle evidenti storture esistenti».
Lo fa con un articolato documento (qui) dell'organismo nazionale di rappresentanza dei giornalisti lavoratori autonomi, presieduta dal segretario generale aggiunto Fnsi Mattia Motta, e coordinata da Maurizio Bekar.
Tra le emergenze evidenziate, l’inadeguatezza e disparità dei sostegni tra autonomi con partita IVA e no. I ristori per l’emergenza Covid vanno invece erogati anche ai non titolari di partita Iva (come già avvenuto nel 2020) e devono essere previsti sostegni economici per chi ha discontinuità lavorativa e cali di reddito. In questo va modificata ed estesa anche agli autonomi degli Ordini professionali l’Iscro (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa), il nuovo ammortizzatore sociale varato con la legge di Bilancio 2021, ma per ora previsto solo per le partite Iva della Gestione Separata Inps.
«Sono ineludibili norme che contrastino il precariato e lo sfruttamento di cococo e false partite Iva: mascherano lavoro dipendente non riconosciuto e in questo modo si sottraggono anche milioni di euro di contributi all’Inpgi», prosegue la Clan, che chiede a gran voce che «gli aiuti pubblici siano vincolati all’occupazione regolare». Chiesti inoltre provvedimenti per favorire l’emersione dal falso lavoro autonomo e l’inclusione immediata come dipendenti dei “collaboratori strategici” delle testate, giornalisti da centinaia di articoli all’anno.
Sul tema Equo compenso ai giornalisti, la Clan Fnsi ricorda, poi, i tre fronti aperti delle norme finora inapplicate: la legge 233/2012, per l’identificazione dell’equo compenso per i collaboratori delle redazioni, che la norma prevede dev’essere in coerenza con le retribuzioni dei subordinati, la legge 27/2012, sull’emanazione da parte del ministero della Giustizia dei parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi (i giornalisti sono l’unica categoria per la quale non è stato fatto, non essendo applicabili per analogia quelli di altre professioni) e la legge 172/2017 sull’equità retributiva nelle collaborazioni con pubbliche amministrazioni, banche, assicurazioni e grandi imprese (che si basa sui parametri della legge 27/2012).
Nel documento Clan, inoltre, si sottolinea la necessità di una riforma dell’Ordine dei giornalisti, nella logica che «giornalista è chi esercita effettivamente la professione». E in questo senso va anche affrontato il tema dei circa 50.000 su 110.000 iscritti all’Ordine che non hanno alcuna posizione contributiva Inpgi: quindi o giornalisti inquadrati con altri contratti e Casse, a danno dell’Inpgi, o che apparentemente non hanno mai esercitato la professione. «Perché sono ancora iscritti all’Ordine?», rilevano i rappresentati dei giornalisti lavoratori autonomi.
Questi i temi e le proposte che la Clan-Fnsi ha avanzato nell’ultima riunione, in cui si è parlato della tutela del diritto dei cittadini ad un’informazione libera, garantita da giornalisti indipendenti dal ricatto della precarietà e dalla spasmodica necessità di un lavoro dignitosamente retribuito.
PER APPROFONDIRE
Il documento integrale della Clan Fnsi
(nella foto, una riunione Clan prima dell'emergenza covid-19)