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Copie di giornali diffuse su Telegram, sequestrati 10 siti 'pirata'. Fnsi: «Urgente recepire la direttiva sul copyright»
Le indagini della Guardia di Finanza di Bari hanno consentito di individuare gli spazi web da cui chiunque poteva scaricare gratuitamente, violando la legge, pdf di quotidiani, riviste e libri. Chiusi finora 329 canali e gruppi di utenti presenti sulla piattaforma di messaggistica. Lorusso: «La pirateria digitale danneggia non solo editori e giornalisti, ma soprattutto i cittadini».
I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di urgenza, emesso dalla Procura della Repubblica, di 10 siti web 'pirata', tramite i quali è stata operata la diffusione illecita di giornali, riviste ed e-book in violazione della normativa sul diritto di autore. Le attività investigative svolte dalle Fiamme Gialle baresi hanno, difatti, consentito di individuare alcuni siti 'pirata' che hanno posto a disposizione del pubblico l'intero contenuto di giornali, riviste e libri, permettendo a chiunque di scaricare illecitamente e gratuitamente le relative copie digitali, attraverso link di collegamento a risorse web gestite su server esteri.
L'attività di polizia giudiziaria (operazione denominata '#Cheguaio') costituisce l'ulteriore sviluppo di indagini, a tutela del diritto di autore, avviate nel 2020 a seguito della denuncia presentata dalla Federazione Italiana Editori Giornali e coordinate dalla Procura della Repubblica di Bari, per rilevare i canali presenti sulla piattaforma di messaggistica istantanea 'Telegram', sui quali era possibile reperire materiale editoriale in formato digitale, in violazione della normativa che tutela il diritto d'autore e i diritti connessi.
«L'operazione di contrasto alla pirateria digitale coordinata dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Bari segna un punto a favore della tutela dei prodotti editoriali e del lavoro giornalistico», commenta Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana.
«La diffusione delle copie digitali dei quotidiani attraverso canali social – aggiunge – danneggia non soltanto le aziende e i giornalisti, ma anche e soprattutto i cittadini. Il calo di fatturati pubblicitari e vendite, nel lungo periodo, rischia, infatti, di indebolire l'informazione di qualità, essenziale per la tenuta delle istituzioni democratiche».
Per il segretario Fnsi, «è per questo auspicabile che all'azione meritoria della magistratura e delle forze dell'ordine facciano seguito gli atti del Parlamento, a cominciare dalla conclusione dell'iter di recepimento della direttiva europea sul diritto d'autore, con i relativi decreti attuativi, necessari per difendere l'informazione di qualità e il lavoro dei giornalisti. In questo senso, è necessario riprendere al più presto l'interlocuzione fra governo e parti sociali, in uno spirito di continuità con quanto già fatto nei mesi passati, per affrontare le emergenze che rischiano di mettere definitivamente in ginocchio l'informazione, bene pubblico tutelato dalla Costituzione».
Le indagini hanno determinato, finora, la 'chiusura' di 329 canali e gruppi di utenti presenti su 'Telegram', individuati dagli investigatori della Guardia di Finanza di Bari grazie al costante monitoraggio della piattaforma, nonché l'identificazione di diversi soggetti responsabili della distribuzione illecita di migliaia di copie digitali di quotidiani.
In particolare, nei confronti di alcuni degli indagati, lo scorso 6 agosto, sono state eseguite perquisizioni domiciliari in Puglia, Campania, Marche e Lazio, al termine delle quali sono stati sequestrati numerosi dispositivi informatici. L'analisi del contenuto della memoria degli apparati sequestrati ha consentito di acquisire ulteriori elementi di riscontro delle condotte illecite tenute dai 9 indagati per la violazione della normativa in materia di diritto di autore e di risalire a 10 siti 'pirata', da cui gli stessi hanno scaricato copie digitali di giornali, riviste ed e-book che, in esecuzione dell'odierno provvedimento di sequestro preventivo, sono stati 'oscurati'.
Dalle indagini è emerso che i responsabili della gestione dei siti non percepiscono dagli utenti alcun corrispettivo per l'accesso ai relativi contenuti ma traggono, invece, profitto dalla pubblicità inserita nelle relative pagine sotto forma di banner e pop-up.