| Notizie
Delegati Onu e dirigenti dell'amministrazione penitenziaria messicana in visita al Giardino della Memoria di Palermo
Una delegazione di dirigenti dell’Amministrazione penitenziaria del Messico e dell’Ufficio antidroga dell’Onu con sede a Vienna hanno visitato il Giardino della Memoria di Ciaculli. Ad accogliere la delegazione c’era il vice-presidente nazionale dell’Unci, Leone Zingales, il quale ha mostrato ai visitatori due preziosi oggetti: la penna stilografica di Giovanni Falcone ed il portasigarette di Paolo Borsellino, oggetti donati dai familiari delle due vittime all’Unci.
La delegazione era accompagnata dal provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria Gianfranco De Gesu. Hanno visitato il sito: ANTONIO HAZAEL RUIZ ORTEGA (Sottosegretario del Sistema Penitenziario di Città del Messico); Fabiola de la Cruz García (vice direttrice dell’area di sviluppo del Lavoro penitenziario presso il sistema penitenziario di Città del Messico). Per l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga era presente Muriel Jourdan (Unodc Vienna). Gli ospiti si sono soffermati in particolare davanti agli alberi che ricordano i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi assieme ad otto agenti polizia nel 1992, il capitano Mario D’Aleo, uccisi assieme ai militari dell’Arma Giuseppe Bommarito e Pietro Morici nel 1983, il giornalista Giuseppe Fava, il medico legale Paolo Giaccone e l’imprenditore Pietro Patti. Un momento di riflessione è stato dedicato al sottufficiale della polizia penitenziaria Giuseppe Di Bona, ucciso dalla mafia 40 anni fa a Palermo.
“Ancora oggi – ha osservato il provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Gianfranco De Gesu - il carcere viene percepito dalla società come qualcosa di altro da sé, un mondo oscuro, buio, ambiguo, popolato da essere diversi ed estranei, regolato da norme incomprensibili, percorso da infinite inquietudini e da problemi angosciosi ma tutto sommato poco essenziali.
Una realtà rispetto alla quale la comunità libera, a livello cosciente e non meno a livello subcosciente, opera un processo di rimozione che coinvolge non solo i detenuti, ma anche gli operatori penitenziari.L’agente di Polizia penitenziaria che opera all’interno della carceri svolge un lavoro invisibile ma essenziale”.
“È questo forse – ha concluso De Gesu - il motivo per il quale le storie, i nomi, i volti degli agenti di custodia e dei poliziotti penitenziari caduti per mano mafiosa al fianco di magistrati e appartenenti ad altre forze di polizia, non sono sufficientemente conosciuti e spesso addirittura dimenticati.Il ricordo degli agenti di custodia e dei poliziotti penitenziari siciliani nel Giardino della Memoria di Ciaculli insieme agli altri caduti vittime della mafia è quindi non solo il riconoscimento di un sacrificio personale, ma anche il riconoscimento del ruolo che svolge il Corpo di Polizia Penitenziaria nelle carceri della Repubblica, dove forse più che altrove, non possono e non devono essere tollerati atteggiamenti propri della sottocultura mafiosa, che, ponendosi in contrasto con la legge dello Stato, ne offuscherebbero l’autorità e l’autorevolezza”.