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Nello Musumeci, presidente antimafia, su vertenza Antenna Sicilia: «Trovare una via d'uscita al tavolo di trattativa, attraverso la mediazione dell'assessore al Lavoro»


Nello Musumeci al microfono di Liberta di FrequenzaNel corso di un intervista al presidente della Commissione Antimafia regionale Nello Musumeci, dai microfoni di radio "Libertà di Frequenza" dell’Università degli studi di Palermo, Angelo Scuderi ha chiesto al parlamentare catanese, giornalista da 38 anni, un’opinione sulla vertenza che vede a rischio i posti di lavoro dei dipendenti di Antenna Sicilia, prima televisione privata dell’Isola per ascolti.

C’è in questo momento a Catania una grave vertenza, figlia delle difficoltà che accusa, come tanti altri imprenditori siciliani, l’editore di riferimento Mario Ciancio: il licenziamento dei giornalisti e degli operatori di Antenna Sicilia. È stata prospettata l’ipotesi di affidamento del ramo aziendale ad una cooperativa di giornalisti e tecnici, e in questo caso esiste anche la possibilità di un intervento economico concreto che consenta quindi a decine di colleghi di recuperare il proprio posto di lavoro. Come giudica questa vicenda?

«Non è l’unica, non è la prima purtroppo. Negli ultimi mesi altre due emittenti hanno dovuto chiudere i battenti. Io ho profondo rispetto per tutte le emittenti, specie per le più piccole. Credo che le televisioni piccole e grandi vivano una situazione di obiettiva sofferenza, c’è un calo della pubblicità, il costo del lavoro è sempre più elevato, la trasformazione del digitale ha comportato investimenti notevoli. La Sicilia è l’unica regione che non ha utilizzato i fondi  strutturali europei per sostenere lo sforzo compiuto dalle emittenti.
Io ho chiesto l’istituzione di un tavolo da parte dell’assessore regionale  al lavoro che possa mettere assieme aziende da una parte e lavoratori dall’altra (giornalisti, amministrativi, operatori, tecnici, pubblicitari) per trovare una via d’uscita, che non cozzi con i progetti dell’azienda ma che non metta sulla strada anche decine di padri di famiglia. So che l’incontro non è ancora avvenuto, so che è stato rinviato alla prossima settimana, voglio davvero augurarmi che la mediazione dell’assessore al Lavoro possa consentire di salvare il salvabile. Non c’è dubbio che la crisi del gruppo editoriale catanese faccia sentire i propri effetti, ed io ho paura che questa crisi possa essere contaminante.»

Ma è figlia di che cosa questa crisi, a suo avviso? Della crisi del mercato o delle vicende personali di Mario Ciancio?

«Non conosco i bilanci dell’azienda, e sarei imprudente se azzardassi qualunque tipo di risposta. La crisi di mercato non ha bisogno di essere immaginata o teorizzata, perché c’è ed è sotto gli occhi di tutti. Se ci sono altre ragioni questo non lo so, ma l’obiettivo mio da giornalista, oltre che da cittadino utente e da uomo politico, è quello di salvaguardare tutte le testate, quelle della carta stampata, della televisione, della radio,  online, perché quando chiude una testata è una voce di pluralismo che si spegne e noi abbiamo il dovere di pretendere e di operare affinché il pluralismo possa alimentarsi del confronto.»

 

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