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Riforma dell’informazione Rai, occorre ripartire dai territori


Non si può parlare di riforma dell’informazione Rai senza affrontare con serietà il tema dell’informazione regionale.
Proprio nel momento in cui  l’azienda presenta il piano Gubitosi finalizzato – è stato spiegato - a riportare le news a uno “standard internazionale”, occorre piuttosto dipanare il nodo locale.
Bene ha fatto l’Usigrai che, presentando la proposta RaiPiù, ha indicato la “presenza sul territorio” come uno degli elementi chiave della Rai del futuro.
Qualsiasi progetto di riorganizzazione efficace e sostenibile dell’azienda, infatti, non potrà che valorizzare - anche grazie alla presenza di redazioni decentrate rispetto alla sede regionale - l’informazione regionale riconoscendone la centralità.
L'informazione del servizio pubblico radiotelevisivo deve uscire dalla burocratica ‘logica delle prefetture’, che, in alcune regioni, garantisce, cioè, una presenza strutturata soltanto nei capoluoghi. Si deve piuttosto tenere conto dell’articolazione e della specificità territoriale, della rilevanza sociale, produttiva e culturale del territorio. Si deve considerare, insomma, anche la realtà che il territorio esprime sul piano dell'informazione.
Si tratta di un fondamentale servizio pubblico di prossimità che, in alcune regioni, svolge anche una delicata funzione di tutela e di valorizzazione delle minoranze linguistiche e delle specificità culturali riconosciuti dagli Statuti speciali di autonomie, norme di rango costituzionale.
Affinché le redazioni regionali possano continuare sulla strada di una informazione locale di qualità occorrono investimenti tecnologici e formazione. Ma è inoltre necessaria una diversificazione dei percorsi di selezione dei giornalisti che consenta anche un reclutamento su base territoriale, già in occasione del prossimo concorso nazionale.

Urgono dunque nuove procedure di assunzione che valorizzino al meglio le risorse giornalistiche presenti nelle singole regioni, in modo da poter ridurre la mobilità su scala nazionale che crea spesso disagi organizzativi nelle redazioni e personali ai colleghi che ne sono direttamente coinvolti. Fermi restando i requisiti di professionalità richiesti dall’azienda, in alcune redazioni della Tgr devono essere rafforzate le competenze linguistiche, reperibili in loco, e le sensibilità culturali necessarie allo svolgimento di quel ruolo di tutela delle minoranze che la legge 482/1999 assegna alla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo.

Auspichiamo pertanto che si apra su questi temi un largo confronto tra l’Usigrai, assieme a Fnsi e associazioni regionali di stampa, l’azienda e anche i rappresentanti istituzionali dei territori.

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