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| Ragusa

Il Covid ha portato via Gianni Molè. Il ricordo di Roberto Ginex


“Un carissimo e fortissimo abbraccio con l'affetto di sempre. Forza Gianni” è il messaggio che ti avevo mandato ieri mattina, ma tu eri stato già intubato. E ancora non lo sapevo.

Mi era arrivata voce che stavi male, tutto in pochi giorni. Gianni, non ce lo dovevi tirare questo brutto scherzo. Cerco di lavorare, tra una telefonata e l’altra, ma il pensiero corre a te, caro Gianni.

Ero molto indeciso se scrivere un mio pensiero sulla tua improvvisa scomparsa. Una notizia che ci rattrista, annichilisce, spiazza, addolora fino a lasciarci sgomenti. Senza parole. Le parole sono nulla ora che te ne sei andato, così, in punta di piedi, per questa terribile malattia che “uccide” e che in tanti ancora non comprendono quanto possa uccidere.
Qualche giorno fa avevamo lanciato, su idea della nostra segreteria di Caltanissetta Ivana Baiunco, una “challange” per invitare all’uso della mascherina nella nostra comunità, come se a tutti ci parlasse il cuore. Un messaggio che la comunità dell’Assostampa Siciliana aveva fatto girare su Facebook cercando di offrire un piccolo contributo all’educazione civica in questi giorni di seconda terribile ondata del Covid.
Gianni, in queste ore, leggo decine di messaggi, di ricordi da parte di colleghi che ti vogliono dedicare un pensiero. E io sono al pc e non ti nascondo che non so da che parte cominciare. Non ti conoscevo, ma ti ho conosciuto grazie al sindacato e ho imparato ad apprezzarti nei tanti consigli regionali, nelle giunte regionali anche negli anni in cui ero segretario provinciale. Poi sei stato nella “squadra” che mi ha sostenuto al congresso di Enna, tu e la “tua” sezione di Ragusa. Ricordo ancora e lo porterò sempre nel mio cuore il giorno di San Francesco di Sales del 2019, quando sono venuto a festeggiare il protettore dei giornalisti con te, Pinella e i colleghi e le colleghe del Ragusano. Il tuo territorio che tanto hai amato, dove sei stato punto di riferimento per tanti: quanto un’autorità per la tua autorevolezza. Di quel giorno ricordo le 4 ore di autobus per arrivare a Ragusa da Palermo, tu in attesa alla stazione dei bus di Ragusa in una giornata uggiosa di fine gennaio. Una bellissima celebrazione eucaristica a Scicli, il tuo, il mio intervento e poi i festeggiamenti. Gianni, non dimenticherò mai la tua accoglienza e quella dei giornalisti ragusani, che oggi piangono un collega professionista, valido, appassionato, competente, un maestro affettuoso e rigoroso, un padre di famiglia dolce e premuroso, innamorato della moglie Eliana e delle figlie Giulia e Federica, collega giornalista che ho conosciuto, la “tua” collega.
In questi due anni e mezzo di segreteria regionale, per me complessi e faticosi, sei stato tra i miei sostenitori, lo hai fatto con convinzione; anche critico, ma sempre leale. Ho apprezzato la tua schiettezza, non avevi peli sulla lingua, ciò che pensavi lo dicevi in faccia, ma per esprimere il tuo pensiero sapevi usare le parole nel modo giusto.
Tra i “leader” di quelle che in modo sbagliato tra noi chiamiamo le province “minori”, esperto di uffici stampa, sei stato sempre pronto alla battaglia perché si possa mantenere il contratto nazionale dei giornalisti negli uffici stampa degli enti locali.
Non posso non ricordare il tuo desiderio di partecipare al congresso nazionale di Levico Terme. Non ho esitato ad accogliere la tua richiesta perché con me sei stato affettuoso e corretto, ma di più sei stato un bravissimo sindacalista dei giornalisti, attento ai meno tutelati, sempre pronto a venire incontro a chi aveva bisogno anche di aver dispensato un semplice consiglio.
La comunità dei colleghi di Assostampa Sicilia perde un professionista “pilastro” del giornalismo ragusano, occhio finissimo e attento alle dinamiche del giornalismo siciliano e non solo, un grande appassionato di cultura e di sport e di politica, legata anche al tuo lavoro. I giornalisti ragusani perdono la pietra angolare, il collega e l’amico al quale rivolgersi per tutto. Non sarà facile trovare un altro Gianni, semplicemente perché tutti riconoscono che eri e sei unico.
Gianni questo dannato virus ti ha portato via e non potrò venire a darti nemmeno un ultimo saluto, ma ti prometto che non appena sarà possibile verrò a portarti un fiore a Ragusa e ti assicuro che starò vicino alla “tua”, alla nostra sezione, ai nostri colleghi e colleghe che adesso devono rimboccarsi le maniche per provare a colmare il vuoto che ci lasci. Riposa in pace e fai buon viaggio.

 

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